Risse, rapine e coltellate: Perugia, chiusa nota discoteca

Discoteca (FOTO D'ARCHIVIO)
PERUGIA - Era già successo nel 2014 allorché, a seguito di reiterati episodi di risse e liti che ne vedevano coinvolti gli avventori, un noto locale di Ponte S....

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PERUGIA - Era già successo nel 2014 allorché, a seguito di reiterati episodi di risse e liti che ne vedevano coinvolti gli avventori, un noto locale di Ponte S. Giovanni si era visto sospendere l’autorizzazione all’esercizio dell’attività per 15 giorni.


Nel luglio dello scorso anno, si era invece verificata una rapina ai danni di un avventore che aveva denunciato ai carabinieri che uno sconosciuto che si trovava all’interno del locale lo aveva colpito alla testa con una bottiglia, impossessandosi poi della catenina che aveva al collo.

Ma nei giorni scorsi la situazione è nuovamente precipitata a seguito di una lite violenta tra 4 magrebini allorché uno di loro, dopo aver formulato pesanti apprezzamenti non graditi nei confronti della fidanzata di un altro, ha estratto dalla tasca un coltello e lo ha aggredito colpendolo al volto e ad un fianco scagliandosi poi sulla donna, picchiandola. Immediato l’intervento della polizia: sul posto si sono concentrate pattuglie della volante e del reparto prevenzione crimine, oltre ai poliziotti della Polizia Scientifica. Trasportati in ospedale, i due fidanzati sono stati dimessi con, rispettivamente, dieci e tre giorni di prognosi.

Le indagini condotte dalla squadra mobile hanno poi permesso di identificare gli autori dell’aggressione che sono stati indagati per lesioni aggravate in concorso e porto ingiustificato di oggetti atti ad offendere. Gli accertamenti hanno poi evidenziato che il titolare dell’autorizzazione, senza alcun provvedimento formale né alcuna comunicazione all’autorità di pubblica sicurezza, aveva affidato la gestione del locale ad uno dei soggetti attivamente coinvolti nell’aggressione ed anch’egli indagato. 


«L’allarme sociale prodotto dall’episodio verificatosi e le irregolarità rilevate nella gestione hanno motivato il provvedimento interdittivo del questore. Questa volta, però, il periodo di fermo è stato elevato a 20 giorni, con decorrenza immediata» rende noto la questura. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero