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PERUGIA Per molte famiglie arrivare a fine mese significa ormai scegliere tra mangiare e riscaldarsi. E non volendo rinunciare a nessuno dei bisogni primari, la via d’uscita è lasciare scadere le bollette, aspettando giorni migliori. Tempi che, con la prospettiva di un caro vita dato in rialzo fino all’8% annuo da qui alla prossima estate, non sembrano vicini. Un’analisi congiunta Cgil-Federconsumatori “indaga” sul momento che anche le famiglie umbre stanno attraversando, una fase che per il segretario generale Cgil di Perugia, Filippo Ciavaglia, somiglia a una “tempesta perfetta”. «Una famiglia composta da quattro persone si ritrova una spesa incomprimibile di 370 euro a settimana, con un rincaro del 13,7% rispetto allo scorso anno».
Dalle bollette ai beni di prima necessità, l’osservatorio di Federconsumatori stima aumenti che vanno dal +42% della benzina al 33% delle uova. «Per le famiglie abbiamo stimato un aumento di costi vertiginoso legato ai prezzi dei carburanti ma anche alla vita quotidiana, ovvero beni di prima necessità», spiega Ciavaglia. «Tutto questo sta influendo per una mensilità intera nell’anno». L’aumento rilevato, per una famiglia composta da due genitori e due figli adolescenti, si traduce in una spesa aggiuntiva settimanale di circa 45 euro che a fine anno rischia, quindi, di erodere uno stipendio. «Stiamo vivendo la tempesta perfetta, da un lato la pandemia che non è ancora finita con tutte le conseguenze sociali che ha prodotto, dall’altra abbiamo le tensioni legate alla guerra. Questo si sta ripercuotendo all’interno di tutti i territori, anche nella provincia di Perugia». Con una spesa settimanale di quasi 50 euro per luce e gas, di altri 35 euro per riscaldamento e condominio, molti nuclei rischiano il “crac”. «Questo momento va affrontato anche con provvedimenti concreti a sostegno delle famiglie che stanno andando ancora di più verso la povertà», evidenzia Ciavaglia.
Secondo un’indagine di Arte, l’associazione che raggruppa reseller e trader di energia, da dicembre a febbraio il valore delle forniture non pagate è passato dal 10 al 15,4 per cento.
Il Messaggero