Rifiuti, un perugino su 4 non paga

Rifiuti, un perugino su 4 non paga
PERUGIA - Un perugino su quattro non paga la bolletta dei rifiuti. O, per essere più precisi, un perugino su quattro allunga il più possibile i tempi di pagamento...

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PERUGIA - Un perugino su quattro non paga la bolletta dei rifiuti. O, per essere più precisi, un perugino su quattro allunga il più possibile i tempi di pagamento delle bolletta dei rifiuti. E della frazione corposa di pagamenti in ritardo, un quinto è composto da evasori incalliti. Cioè che non pagano neanche dopo che Gesenu ha prima inviato gli accertamenti bonari e finiscono, così, per essere segnati nelle casella dei morosi.

I numeri che Gesenu ha presentato  raccontano diverse facce del pianeta Tari. E se da una parte ci sono i comportamenti non virtuosi, dall’altra c’è una riscossa della Spa dell’ambiente che è riuscita a recuperare importanti sacche di evasione. Non solo incrociando numeri, nomi, cognomi e vie con le banche dati del Comune.
I numeri sono stati illustrati ieri mattina in Sala Rossa dal presidente di Gesenu Spa Wladimiro De Nunzio, dall’assessore al Bilancio Cristina Bertinelli, dai consiglieri del cda di nomina pubblica Beatrice Castellani e Christian Cavazzoni e da Annamaria Maccarelli, responsabile dell’Ufficio Tari di Gesenu.
I numeri per il 2019 (aggiornati a ottobre) dicono che su 85mila utenti (di cui 13 mila per attività non domestiche) in 23.100 non hanno pagato in tempo. Questo significativa che l’insoluto delle bollette Tari alla scadenza del 30 ottobre è di 9,9 milioni di euro. Ed è la prima volta che Gesenu riesce a inchiodare chi non paga nell’anno contabile di riferimento delle fatture inviate in primavera. È uno dei passi chiave per dare alla caccia agli evasori. Lo scorso anno, dopo le lettere bonarie è scatta la messa in mora. A finire nelle lista degli evasori sono stati in 5.542. Cioè si riduce drasticamente il numero di chi non paga anche se l’importo(che in quel caso contiene anche le sanzioni del 30%) resta alto 3 milioni e duecentomila, euro. Nel 2017 gli evasori incalliti erano ottomila e quattro i milioni accertati a cui dare la caccia.
Il dato che racconta come l’operazione anti evasione funzioni è tutto nel confronto del dato della riscossione. Nel periodo gennaio ottobre 2018 l’incasso è stato di 32,4 milioni di euro; nello stesso periodo dell’anno in corso è salito a 35 milioni Ma anche la morosità ha avito un incremento di incassi di 2 milioni e dall’evasione sono arrivati 1,2 milioni in più per un valore positivo di 5,7 milioni tra 2018 e 2019.
Un dato di rilievo è il fatto che, spiega calcolatrice alla mano Annalisa Maccarelli,è che la copertura dei cestipi con dato catastale è salito fino a sfiorare il 60%. Segno che in sei casi su dieci ogni metro vine assoggettato alla Tari. L’obiettivo è di salire di altri dieci punti nel 2020. La copertura sempre più ampia delle attività e delle abitazioni alla sul fronte della tari significa aver permesso di scoprire 6,7 milioni di evasione fiscale.

Dove si annida di più l’evasione? È più facile che sfuggano le utenze non domestiche e soprattutto in centro storico ci sono stati centinaia di omesse denunce utili a per pagare la bolletta dei rifiuti, tra uffici, negozi e attività ricettive. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero