Riapertura del parco "Galigani", il nipote: "Possiamo renderlo unico"

Riapertura del parco "Galigani", il nipote: "Possiamo renderlo unico"
Ci sono posti che rimangono nel cuore. Il parco di Cardeto è sicuramente uno di questi per tanti giovani e bambini, oggi ormai adulti, che in quel giardino ci sono...

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Ci sono posti che rimangono nel cuore. Il parco di Cardeto è sicuramente uno di questi per tanti giovani e bambini, oggi ormai adulti, che in quel giardino ci sono cresciuti e che ora, dopo dieci anni di stop, tornano a fruirne e a farlo conoscere ai propri figli. C’è anche chi, dietro i cancelli di questo parco, ha impresso il suo Dna e non solo perché il giardino porta il suo stesso nome, che poi è quello di suo nonno, Bruno Galigani, ma anche perché come il nonno che lo ha voluto e realizzato negli anni ’70, ha una sua visione di sviluppo per questo posto. «La riapertura del parco è un fatto importantissimo per la città – racconta Bruno Galigani – in questi giorni vi ho rimesso piede ufficialmente dopo 11 anni e 4 mesi. L’ultima volta era a gennaio 2012 quando il parco fu intitolato a mio nonno. Vedere tanta gente, le famiglie e i bambini giocare felici e in sicurezza, mi ha reso molto contento. E’ evidente a tutti che c’è ancora molto da fare per “fruirlo” completamente». Lontano dalle polemiche di questi giorni, Bruno Galigani parte dalla considerazione che è stato restituito alla fruizione della città un posto fondamentale per la socializzazione, lo sport, il gioco dei bambini, e fa una serie di considerazioni e proposte per “completare” l’opera.

«Secondo me – dice – andrebbe realizzato un campo polifunzionale di basket e pallavolo; andrebbe data la possibilità ai bambini di giocare a calcio fuori dal campetto quando questo è affittato; andrebbero allestiti un campo da paddle e un’area gioco con tavoli da ping-pong e calciobalilla». Bruno Galigani pensa anche a qualcosa che a Terni ancora non c’è: «entrando a destra sulla piccola collinetta dietro la struttura dei campi coperti potrebbe essere attrezzata una zona scacchi stabile». E poi propone: «due campi di bocce per gli anziani; più panchine nei percorsi pedonali; siepi davanti alla cabina elettrica nella zona gioco dei bambini, dove mettere qualche albero per aumentare l’ombreggiatura. C’è anche lo spazio – aggiunge - per una grande pista di macchinine elettriche a gettone». L’idea di Bruno Galigani è di sfruttare il giardino al massimo delle sue potenzialità.

«E’ un parco che va “consumato” nel senso buono del termine – precisa – ha tutti i numeri per diventare un unicum». E  in questa visione lungimirante, ricorda un po’ l’ottica “futurista” del nonno che, da amministratore comunale, volle realizzare il parco in una zona dove c’erano solo orti. «E’ stato amministratore di Terni dal 1952 al 1978 – ricorda - Nel 1973 in quei tre ettari e mezzi, c’erano solo orti coltivati da contadini. Prima che arrivassero le lunghe mani dei costruttori edili, nonno Bruno, contattò le più importanti aziende petrolifere, donando loro gli spazi per fare distributori di benzina su viale Borzacchini, facendosi anticipare 30 anni di concessioni comunali per un totale di 60 milioni delle vecchie lire. Con quei soldi e con tutti gli operai che a quel tempo il Comune di Terni aveva in seno, realizzò il parco di Cardeto. Fu un precursore nell’individuare la necessità di ampliare e curare i polmoni verdi della città».

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Il Messaggero