Terni, start up della solidarietà: «L'azienda era chiusa, le valvole per trasformare le maschere da sub in respiratori le facciamo in casa con la stampante 3D»

Terni, start up della solidarietà: «L'azienda era chiusa, le valvole per trasformare le maschere da sub in respiratori le facciamo in casa con la stampante 3D»
«Tra le prime attività della neo nata start up “Mau”, che sta per Manifattura Additiva Umbra, una serie di valvole costruite in bioplastica, che...

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«Tra le prime attività della neo nata start up “Mau”, che sta per Manifattura Additiva Umbra, una serie di valvole costruite in bioplastica, che serviranno a trasformare maschere da sub in respiratori utilizzati negli ospedali, nella terapia sub-intensiva, per combattere il Covid 19. L’idea di utilizzare attrezzatura da snorkeling per realizzare dei respiratori di emergenza è venuta da due aziende italiane, Insinnova e FabLab, che si sono messe in contatto con Dacathlon che ha fornito le maschere su cui si inseriscono le valvole per realizzare indispensabili strumenti di respirazione.

Pietro Coaccioli e Andrea Rondoni, due giovani umbri, non ancora trentenni, non ci hanno pensato due volte. Non appena hanno letto l’appello, di FabLab e Isinnova, che chiedeva aiuto per realizzare le valvole per i respiratori, hanno alzato il telefono in contemporanea e si sono chiamati.
“Si parte, lavoriamo?”, si sono detti convinti.
E la risposta era scontata per tutti e due.
«Più che una commessa questa è una donazione che ci riempie di gioia, possiamo aiutare in modo vero, concreto», sottolineano i due titolari di Mau. Pietro Coaccioli è un ingegnere meccanico, Andrea Rondoni invece è laureato in economia e commercio e si occupa di risorse umane. Stavolta conti, grafici, percentuali, numeri, niente è stato preso in considerazione, ha parlato il cuore. E basta.
Le loro valvole sono destinate alle maschere che saranno spedite all’ospedale di Chiari, in provincia di Brescia.
Appena deciso di realizzare le valvole per i respiratori i due ragazzi si sono trovati di fronte un grosso problema.
Come fare? L’azienda Mau è chiusa per la pandemia e le stampanti 3D, indispensabili per realizzare quello che serve, sono in ufficio; sottochiave.
«Ci tenevamo troppo a far uscire dalla nostra start-up qualcosa che potesse essere un aiuto concreto a chi si trova in condizioni di salute precarie. Eravamo rattristati per la chiusura imposta alla nostra azienda, pur condividendo la necessità di restare a casa, ma con questa partecipazione abbiamo ritrovato l’entusiasmo e ci siamo ingegnati: abbiamo comprato altre due stampanti 3D professionali con cui lavoriamo da casa», spiega Pietro Coaccioli.
Si tratta di macchine che possono lavorare con materiali più semplici rispetto a quelle che sono rimaste in azienda votate a soddisfare esigenze delle imprese anche di grandi dimensioni.

Stampanti 3D a casa, per uno Smart working della solidarietà. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero