Rapporto Asvis: la pagella dell'Umbria tra ambiente, territorio, economia e disuguaglianze

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ROMA         Con l’uscita del rapporto Asvis (Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile), si presenta un’occasione per riflettere su territorio, economia e ambiente, in una prospettiva non solo nazionale, ma anche umbra. Qual è la situazione  del cuore verde d’Italia sulla tabella di marcia dello sviluppo sostenibile? A che punto siamo con i 17 obiettivi che ci pone davanti l’agenda 2030? Per pensare al futuro, proprio nel momento in cui il governo elabora il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza e si prendono accordi per i fondi europei, non resta che analizzare il passato. Siamo tra il 2013 e il 2019, e in Umbria i progressi riguardano principalmente la sicurezza alimentare, la salute, la parità di genere e la voce «consumo e produzione responsabili». Cosa significa? Che ci sono meno persone in eccesso di peso, e si mangia più biologico; sono aumentate le donne al Consiglio Regionale (del 22% rispetto al 2012), mentre cresce l’occupazione delle donne con figli in età prescolare; la raccolta differenziata aumenta, di un buon 31%, come diminuiscono i rifiuti pro capite. Per alcune voci, invece, la pagella non è altrettanto buona: l’Umbria va in negativo quando si parla della povertà relativa delle famiglie che vivono in condizioni di grave deprivazione materiale o con bassa intensità lavorativa, mentre l’efficienza idrica è diminuita dell’8,3% rispetto al 2012, con conseguenti lamentele da parte di famiglie sull’irregolarità dell’erogazione. Più persone vivono in abitazioni affollate, mentre non va meglio sotto l’indice dell’abusivismo edilizio, che sale, come si amplifica la durata di processi civili. Anche i reati predatori salgono del 30%. In sintesi, i target previsti per il 2030 relativi a rischio di povertà e abbandono scolastico sono già stati raggiunti, mentre siamo sulla strada giusta su salute e lotta al cambiamento climatico. Secondo Asvis, invece, bisogna invertire rotta completamente sui temi delle città sostenibili, dell’acqua e delle disuguaglianze: abbiamo ancora da fare.

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Il Messaggero