Flavio e Gianluca, pusher in comunità La rabbia dal procuratore Liguori: «Ci volevano due ragazzi morti?»

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TERNI Aldo Maria Romboli ha lasciato il carcere di Sabbione per essere...

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TERNI Aldo Maria Romboli ha lasciato il carcere di Sabbione per essere trasferito ai domiciliari in una comunità terapeutica per tossicodipendenti. L’ha disposto il gip, Barbara Di Giovannantonio, accogliendo l’istanza presentata il 15 settembre dal legale di Romboli, Massimo Carignani. Aveva chiesto che il suo assistito, da anni in cura al Serd e con un lungo passato nel tunnel della tossicodipendenza, arrestato il sei luglio per aver fornito il metadone che ha ucciso Flavio Presuttari, 16 anni, e Gianluca Alonzi di 15, fosse trasferito in una comunità per essere curato. Dopo la decisione del gip, che ha avuto il parere contrario della procura, Aldo Maria, 40 anni, ha lasciato la cella di Sabbione ed è stato messo ai domiciliari in una comunità terapeutica della regione. “Rispetto le decisioni del giudice - dice il procuratore, Alberto Liguori, che con il pm, Raffaele Pesiri, ha portato avanti le indagini sulla tragedia costata la vita ai due adolescenti ternani - ma faccio una riflessione: Bisognava aspettare 20 anni di tossicodipendenza per scoprire, in occasione di un omicidio, che era necessario chiedere aiuto ad una comunità terapeutica? Ora valuteremo le condizioni per un’urgentissima impugnazione del provvedimento - aggiunge Liguori - anche per comprendere quali elementi siano sopravvenuti per aver mutato il quadro cautelare in poco più di due mesi”. L’avvocato, Massimo Carignani, non si sbilancia: “Non sono abituato a commentare le decisioni dei giudici - dice - né in positivo né in negativo”. Le indagini sulla morte di Flavio e Gianluca, condotte dai carabinieri, vanno avanti a ritmo serrato. Il 15 ottobre i periti incaricati dalla procura depositeranno la perizia tossicologica affidata a Paola Melai, dell’istituto di medicina legale di Perugia. Sono stati necessari altri 30 giorni per incrociare i dati delle analisi tossicologiche relative ai campioni biologici e al materiale nella disponibilità di Flavio e Gianluca che fu sequestrato dai militari dopo il decesso dei due giovanissimi amici. Due ragazzi sani, che non avevano patologie o malformazioni congenite. Stroncati, ognuno nella propria cameretta, più o meno nella stessa ora, dall’assunzione di metadone. E forse anche di altre sostanze tossiche le cui caratteristiche saranno svelate solo all’esito degli esami disposti dal pm, Raffaele Pesiri. Di fronte al gip era stato Aldo a raccontare di aver ceduto ai due amici solo il metadone, che aveva come utente del Serd. E di averlo fatto anche un’altra volta, i primi di giugno. L’altro capitolo d’indagine è legato alla ricostruzione del percorso terapeutico che ha consentito ad Aldo Maria di avere la disponibilità di quel metadone che, detenuto legalmente come utente dei servizi dedicati ai tossicodipendenti, ha ceduto due volte a Flavio e Gianluca in cambio di 15 euro.
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Il Messaggero