Terremoto in ThyssenKrupp, l'esperto: «Rafforzare Ast perchè possa reggere la sfida»

Terremoto in ThyssenKrupp, l'esperto: «Rafforzare Ast perchè possa reggere la sfida»
TERNI Adesso in Germania la preoccupazione è palpabile. Errori e speculazione stanno dilaniando i vertici di ThyssenKrupp. Il rischio è quello che la grande...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
159,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
79,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA
ANNUALE
79,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
159,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 6 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
TERNI Adesso in Germania la preoccupazione è palpabile. Errori e speculazione stanno dilaniando i vertici di ThyssenKrupp. Il rischio è quello che la grande multinazionale che ha segnato la storia della Germania venga spacchettata e che le sue divisioni vengano vendute separatamente. Non è stata solo la la Kloechner ad esprimere interessamento per Ast. Anche la Kone, secondo la stampa finanziaria tedesca, sarebbe interessata a comprare la divisione degli ascensori. E la finanza brinda a queste notizie, che sono seguite alle dimissioni del Ceo Hiesinger e del consigliere di sorveglianza Lehner, facendo schizzare verso l'alto le azioni della Tk.

In mezzo a questa tempesta, cosa si può fare per Ast?
Augusto Magliocchetti, membro della commissione siderurgia di Federmanager nazionale.
«Provo a dare alcune indicazioni. Intanto credo sia necessaria una focalizzazione sul sito industriale, sulla necessità di un potenziamento della struttura produttiva (ad esempio un nuovo Sendzimir da associare alla linea ex sei di Torino per potenziare le capacità realizzative e commerciali sul freddo) o su una organizzazione commerciale meno tedescocentrica e maggiormente collegata alla entità legale italiana. Terni deve essere qualcosa di più che una mera unità produttiva e non un centro di profitto articolato su produzione, commercializzazione e ricerca. Se Terni deve essere ceduta almeno che lo sia come entità in grado di competere sui mercati internazionali con un apprezzabile livello di autonomia. Fermo restando che resto convinto che l'inox italiano potrà avere un futuro solo se troverà casa all'interno di un operatore con respiro mondiale».
Ci potranno essere problemi dalla Commissione antitrust?
« La procedura autorizzativa della Commissione poneva dei limiti ad una operazione meramente opportunistica finalizzata ad un maquillage, seppure reddituale, che consentisse poi la rivendita al migliore offerente senza condizioni. Il Governo, questo sì, deve far pesare: i vincoli comunitari non possono essere interpretati a senso unico e un'eventuale vendita di una realtà per il Paese che rappresenta il secondo mercato comunitario ha necessità di profili autorizzativi dell'Antitrust europeo ed italiano cui le autorità italiane sono intenzionate a ricorrere ed a controllare che vengano onorate
Il progetto del recupero delle scorie è ancora sulla carta.

« Il sito produttivo di Terni opera in un contesto ambientale che richiede interventi di miglioramento individuati dalle Aia già rilasciate. La eventuale vendita dovrà essere articolata in maniera che il soggetto subentrante si faccia carico e si impegni, fin dalla firma del memorandum, a completare quanto già in atto o quanto necessario affinché gli obblighi su cui si è impegnato il venditore siano assunti in toto dall'acquirente».
  Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero