Il questore Massucci: «Giovani a rischio tossicodipedenza, la città dia loro spazi e identità»

Il questore Massucci: «Giovani a rischio tossicodipedenza, la città dia loro spazi e identità»
Un saluto che non è formale, un discorso che esce dalla rigidità istituzionale. Il questore Roberto Massucci...

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Un saluto che non è formale, un discorso che esce dalla rigidità istituzionale.

Il questore Roberto Massucci lascia Terni per andare a Livorno ma è autentica la sua commozione e il suo slancio verso una città che gli ha dato molto. E il suo discorso finale non è fatto di numeri, non parla solo di arresti o di spaccio ma vuole essere uno stimolo e una riflessione su questa città. Intanto il tema che gli sta più a cuore, quello dei giovani. Ritorna su quella che è una sua convinzione, che ha solide basi nell’esperienza professionale ma anche in quel ruolo sociale che si è ricavato. «La droga ha sempre circolato durante il lockdown ma quando la pandemia allenterà, quando la circolazione riprenderà normalmente allora c’è il rischio che su Terni arrivi un fiume di droga». Perchè molte persone hanno incontrato la droga in questi mesi, stando chiusi in casa, «e questa dipendenza non è finita con il lockdown». Perchè i giovani a Terni «hanno pochi spazi in cui esprimersi. E uno di questi è la partecipazione violenta alla movida». Bisogna far sì che Terni «diventi una città in cui i giovani trovino un motivo per cui restare. Bisogna mettere in grado i giovani di immaginare una futuro a Terni. Bisogna che Terni sia una città di cui riconosca l’identità. Nessuno di noi può dire di aver fatto abbastanza per loro, tutti possiamo e dobbiamo fare di più». 


Massucci ha intercettato un disagio giovanile che, spiega, a Terni è un tasto più sensibile che altrove. Per questo ha deciso di incontrare personalmente le famiglie dei ragazzi sorpresi a consumare droga. «Ho visto famiglie in difficoltà ma ho visto anche ragazzi che hanno capito di dover cambiare atteggiamento». La cosa più bella è stato «sapere che in una scuola un ragazzo che avevo incontrato aveva cambiato atteggiamento e proposto dei progetti sulla legalità. E l’intervista che mi ha fatto nei giorni scorsi una ragazzina di tredici anni per il giornalino della scuola». Ma ci sono stati anche momenti di amarezza. Quello più doloroso «è stato quando ho saputo che uno dei ragazzi che avevo incontrato in precedenza è stato arrestato per spaccio ed è ancora minorenne». Ma come mettere in relazione una città potenzialmente accogliente e aperta con il disagio dei giovani? Cosa non funziona in questo rapporto sbilanciato e contraddittorio? «In primo luogo sono gli stessi ternani che devono smettere di avere un atteggiamento depressivo nei confronti della loro città. Per me che vengo da fuori e che la vedo con occhi diversi, è una città dalle enormi potenzialità. Da San Valentino a Carsulae, dalla Cascata delle Marmore alla suo tessuto industriale: a Terni non manca niente per essere una città attrattiva, per crescere e per permettere ai giovani di trovare qui solide basi per un loro futuro».   Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero