Punta due coltelli alla gola di un carabiniere: arrestato impiegato della Asl

Punta due coltelli alla gola di un carabiniere: arrestato impiegato della Asl
GUBBIO - Incrocia due coltelli da cucina davanti alla gola di un carabiniere impegnato a scrivere il verbale dopo che lo aveva sorpreso ubriaco al volante. Con l’accusa di...

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GUBBIO - Incrocia due coltelli da cucina davanti alla gola di un carabiniere impegnato a scrivere il verbale dopo che lo aveva sorpreso ubriaco al volante. Con l’accusa di tentato omicidio, resistenza a pubblico ufficiale, lesioni e guida in stato di ebbrezza è stato arrestato a Gubbio un impiegato dell'Asl di 48 anni. L’uomo, difeso dall’avvocato Ubaldo Minelli, era finito in carcere ma all’esito del confronto in tribunale il giudice ha disposto per lui gli arresti domiciliari. I fatti sono avvenuti durante la notte tra domenica e lunedì quando l’indagato è stato fermato al volante della sua auto: l’alcol test aveva confermato i sospetti dei militari e, considerato l’alto valore alcolemico (1,84 grammi, limite 0,50) si è provveduto alla stesura del verbale. Durante gli adempimenti, avvenuti nell’abitazione del 48enne, uno dei carabinieri è stato aggredito. 

Stando a quanto si legge nelle carte dell’accusa l’impiegato inizialmente ha «cercato di persuadere i pubblici ufficiali a omettere la redazione dei verbali a suo carico» e «subito dopo, tornando dalla cucina», ha preso alle spalle un militare e «gli ha incrociato davanti alla gola due coltelli da cucina di cui uno in acciaio con lama a punta lunga 16 centimetri e uno con lama a punta lunga 12  centimetri, pronunciando la frase intimidatoria ‘Se finisce così allora la finiamo assieme’». C’è stata una «violenta colluttazione» nel cuore della notte con i carabinieri che sono fortunatamente riusciti a disarmarlo nonostante lui «continuasse a stringere con forza i coltelli intorno al collo» di uno dei due «in corrispondenza della giugulare». Uno di loro è rimasto ferito: il referto medico, con prognosi di 7 giorni, parla di «contusione dell’avambraccio destro ed escoriazioni al polso».

«Il comportamento inizialmente tenuto è compatibile con un gesto simbolico o minaccioso che rende dubbia la presenza del dolo omicidiario - scrive il giudice per le indagini preliminari di Perugia, Valerio D’Andria, che come detto ha disposto gli arresti domiciliari per l’eugubino inizialmente finito in carcere a Capanne -. La prospettazione del delitto di tentato omicidio presuppone l’accertamento dell’idoneità concreta e dell’inequivocità delle condotte. Nel caso di specie tali caratteristiche dell’azione rimangono dubbie, non certo per le caratteristiche delle armi (due coltelli da cucina con lama di significativa lunghezza) quanto perché l’indagato non ha dato esecuzione alla condotta omicida quando avrebbe potuto, ovvero all’inizio, prima che vi fosse la reazione dei carabinieri». Secondo il gip «sussistono gravi indizi di colpevolezza» solo per i reati contestati di resistenza a pubblico ufficiale e lesioni. 

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Il Messaggero