PERUGIA - Marito e moglie, giovanissimi, entrambi cinesi, avevano in mano lo sfruttamento della prostituzione nel comprensorio perugino. La polizia di Assisi li ha arrestati con...
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La rete era ben organizzata: i coniugi-aguzzini (L. X. trentenne, e sua moglie L. Y., venticinquenne) gestivano 17 case “hard” tra Assisi, Bastia e Perugia.
La polizia ha denunciato altre 15 persone, tutte di nazionalità cinese, indagate per favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione e favoreggiamento della permanenza illegale dello straniero in Italia.
La coppia reclutava le ragazze in Cina con la promessa di un impiego e del permesso di soggiorno, in Umbria provvedeva a far affittare appartamenti appena arredati ad alcuni connazionali: in effetti si trattava solo di prestanome, perché a pagare l'affitto in contanti nelle mani dei padroni di casa erano i due giovani cinesi.
Le ragazze arrivavvano in Italia attraverso un’agenzia di viaggio cinese alla quale versavano 20mila euro per coprire il pagamento del viaggio aereo. L’intermediario forniva le indicazioni da seguire una volta arrivate in Italia per ottenere un lavoro da massaggiatrice e una scheda telefonica che il referente dell’agenzia in Italia avrebbe loro consegnato una volta giunte all’aeroporto di Roma o Milano.
Il meccanismo funzionava come una catena di montaggio. Una volta atterrate, però, questo "referente" ritirava loro il passaporto facendo credere che non fosse più necessario alla loro permanenza. A quel punto, senza documenti e dunque di fatto limitate, con l’inganno, nella loro possibilità di movimento, le ragazze venivano successivamente dirottate prima su Prato e poi a Perugia. Alla stazione ferroviaria arrivavano i due coniugi che le portavano negli appartamenti in cui si sarebbero dovute prostituire.
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Il Messaggero