«Per un anno e mezzo mi sono sballata con tutto. Consumavo e spacciavo. Un periodo avevo la droga in casa, in centro, e la vendevo da lì. Facevo su e giù per...
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IL BUCO
A quei 18 mesi di una quotidianità nello sballo credi solo perché Alessia ne parla seduta accanto agli operatori di Molino Silla. Dell'inferno che ha vissuto, come accade a chi oggi si imbottisce di sostanze che vengono smaltite senza lasciare segni evidenti, non ci sono tracce apparenti. Percepisci solo quelle ferite sul cuore, così difficili da rimarginare. Alla Comunità Incontro di Amelia Alessia è arrivata otto mesi fa. La fortuna ha voluto che sua madre abbia conosciuto un operatore di Molino Silla, e l'abbia convinta a percorrere la strada del ritorno alla vita. Una strada in salita, che la 21enne ternana sta percorrendo con determinazione. Alessia cresce nel quartiere di Borgo Bovio, sotto casa frequenta ragazzi più grandi, tutti ternani. In prima media prova la prima canna.
VODKA E CANNE ALLE MEDIE
«Ero piccola e già bevevo alcolici, spesso lasciavo le bottiglie vuote di vodka sul tavolo. Alle medie mi facevo una canna ogni mattina prima di entrare a scuola. Poi alle superiori le fumavo senza controllo, come se fossero sigarette. Poi ho iniziato con la cocaina ed è stata la fine. Consumavo e spacciavo, insieme a tunisini e ternani, tra piazza dei Bambini e il parco Ciaurro. Ho conosciuto diverso egiziani, grossi spacciatori di Ketamina. Io tante volte ho fatto il corriere. Le donne vengono scelte per questo lavoro, perché destano meno sospetti».
Alessia, imbottita da mix di alcol, cocaina ed eroina, arriva a bucarsi: «Mi facevo al parco vicino all'Obelisco, dietro ai nuovi uffici del Comune. Sono stata molto male. Per avere la dose mi prostituivo con i marocchini. Sono arrivata a bucarmi ovunque, per non farmi scoprire usavo le gambe, i piedi. Una volta mia mamma, mentre dormivo, ha visto i buchi e poi ha scoperto le siringhe». Una sera Alessia finisce in ospedale dopo aver assunto Md in Passeggiata: «Mi sono mangiata il labbro, gli amici mi hanno fatto vedere il video di quella sera, sembravo indemoniata. A 18 anni mia nonna mi ha regalato 5mila euro per la macchina ma li ho finiti in pochissimi giorni, per comprare eroina e cocaina in quantità smodate». Per la droga arrivava a rubare in casa: «A mia nonna ho rubato tutto l'oro, pure la fede di nonno. Mi vergogno tantissimo, ho fatto sparire 16mila euro di gioielli e di ricordi. Mia nonna ha l'alzheimer ma ancora oggi continua a cercare la fede del marito. Ho rubato anche a mia cugina, però ora che sto in comunità ha ritirato la denuncia». Per reperire soldi Alessia è arrivata a sposare un pusher africano. Ora vuole solo dimenticare. «La voglia di vivere c'è, fortuna che mia mamma ha conosciuto un operatore della comunità. Non sapevo come si potesse stare senza tutta quella roba. Vado avanti giorno dopo giorno, sono motivata dalla mia famiglia che non mi ha mai lasciato sola. E' dura. Due o tre volte volevo tornare a casa, ma sono sicura che se esco ricomincio. Anche perché il mio ragazzo continua imperterrito su questa strada di morte».
LA TERAPEUTA
Accanto ad Alessia c'è la terapeuta di Molino Silla, Tania Fontanella: «In queste situazioni serve la capacità di fermarsi e chiedere aiuto alla famiglia, un minuto prima piuttosto che un giorno dopo. Per chi non è fortunato come la mamma di Alessia, che ha incontrato l'operatore della Comunità, c'è il Sert, punto di riferimento irrinunciabile. Alessia in un anno e mezzo ha toccato il fondo. Stupisce come queste ragazze non siano in grado di fermarsi, guardarsi allo specchio e riconoscere la bellezza che sono».
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Il Messaggero