Prezzi, in un anno più cari nove prodotti alimentari su dieci. Aumenti record per farina, burro, pasta e insalata

Prezzi, in un anno più cari nove prodotti alimentari su dieci. Aumenti record per farina, burro, pasta e insalata
Una corsa senza fine con aumenti anche superiori al 50%. Nel paniere dei beni alimentari di primo consumo, da un anno a questa parte nove prodotti su dieci in Umbria hanno subito...

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Una corsa senza fine con aumenti anche superiori al 50%. Nel paniere dei beni alimentari di primo consumo, da un anno a questa parte nove prodotti su dieci in Umbria hanno subito un rincaro, con farina, salmone e insalata a guidare l’escalation. Il resoconto emerge elaborando i prezzi medi rilevati a luglio nei due capoluoghi e inseriti nell’Osservatorio prezzi e tariffe del Mise. Una situazione che in autunno rischia di acuirsi, con aumenti super attesi anche per il latte che per Federconsumatori entro fine anno potrebbe raggiungere i due euro al litro. Intanto, per Coldiretti Umbria, una famiglia su due sta riposizionando le proprie scelte, alleggerendo il carrello della spesa.


Su 44 prodotti alimentari, compresi ittici e ortofrutta, i cui prezzi sono stati rilevati in entrambe le città tra luglio/agosto 2021 e luglio 2022, 40 hanno subito rincari fino al 52,6%, record che spetta ai cetrioli, il cui prezzo medio è cresciuto di 70 cent. Nel capitolo principale, sette tipologie di alimento hanno subito aumenti a doppia cifra (vedi infografica a lato): farina, burro, pasta di semola di grano duro, petto di pollo, acqua minerale, fior di latte e pane fresco. Un gruppo nel quale a breve rischiano di entrare a far parte anche passata di pomodoro (+9%), carne bovina (+7,8%) e latte scremato a lunga conservazione che, considerando il prezzo medio praticato a Perugia e a Terni, 93 cent al litro, ha subito un aumento del 6,9%. Un trend, quest’ultimo, stigmatizzato da Federconsumatori che parla di “caro latte”. «A determinare i rialzi sono principalmente gli aumenti rilevanti registrati sul fronte energia, ma sostengono tale trend anche la crescita del costo dei prodotti alla base dell’alimentazione animale e il forte rincaro del packaging, coi listini di carta e plastica in salita costante da mesi». Per l’associazione, in assenza di misure centrali anche a favore delle aziende zootecniche, c’è il rischio che a fine anno il costo al dettaglio del latte possa superare i due euro al litro. Si temono ripercussioni sull’intero comparto, coi prodotti lattiero caseari che in generale sono rincarati del 7,9%. In Umbria, il prezzo del latte intero di alta qualità è cresciuto del 6,5%, il parmigiano reggiano del 5,3%, il latte intero fresco (ma la rilevazione riguarda solo Terni) dello 0,8%. «Di fronte a questa situazione la difficoltà delle famiglie cresce ogni giorno – si osserva da Federconsumatori - tanto da condurle a modifiche nelle abitudini di consumo, se non a delle vere e proprie rinunce».
Uno scenario prospettato anche da Coldiretti che citando un’indagine condotta a livello nazionale prospetta tagli alla spesa alimentare quotidiana per una famiglia su due. La ricerca evidenzia inoltre come un altro 18% di persone dichiari di aver ridotto la qualità degli acquisti, costretto a orientarsi verso prodotti low cost, mentre solo il 31% del campione non ha modificato le abitudini di spesa. «Nel primo semestre 2022 per l’alimentare le famiglie hanno speso il 3,1% in più – spiega l’organizzazione agricola – ma per acquistare il 3% di prodotti in meno (analisi Coldiretti su dati Istat commercio al dettaglio, ndr) mentre tra i discount alimentari si osserva una crescita delle vendite di ben il 9%».

Dagli alimentari all’ittico, OsservaPrezzi indica un rincaro record per il salmone fresco (+44,7%), ma sono più cari anche trote di allevamento fresche (+12,2%), alici fresche (+9,5%) e merluzzo/nasello (+8,4%). Nel capitolo ortofrutta, le brutte notizie arrivano soprattutto da verdure e ortaggi, con zucchine, melanzane, lattuga romana e cetrioli che rispetto al luglio 2021 hanno subito aumenti dal 34,6 al 52,7%. Più care anche le mele (+8,6%) sul cui listino pesano i costi energetici delle celle frigorifere, tanto che in Val di Non, i produttori per economizzare hanno riambientato vecchie miniere dove hanno ricavato “celle naturali”. Prezzi più gentili per le pesche, ma nella rilevazione mancano le quotazioni di ciliegie e albicocche, nell’ultima stagione particolarmente elevate, con prezzi che a Perugia hanno superato, rispettivamente, i 10 e i 5 euro al chilogrammo. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero