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Un prete in provincia di Perugia e una donna di Termini Imerese (Palermo) sono stati arrestati dai carabinieri in base ad un'ordinanza del gip di Palermo. Sono accusati di prostituzione minorile. Il prete si trova in carcere, la donna ai domiciliari. Secondo le indagini dei militari la donna avrebbe acconsentito, ricevendo denaro, che il figlio in chat avesse rapporti virtuali con il sacerdote. Il figlio della donna sarebbe una delle vittime. Le indagini sono state condotte dai carabinieri della Compagnia di Termini Imerese.
Il perverso modus operandi
Il sacerdote attuava un «perverso modus operandi» in «totale spregio dei principi di etica e di religiosità che dovrebbero ispirare il suo comportamento». Sono le dure parole usate dal gip Fabio Pilato nell'ordinanza di custodia cautelare che ha portato in carcere il parroco, che vive vicino Perugia, e ai domiciliari la madre del minore. In particolare il gip, come apprende l'Adnkronos, cita una telefonata in cui il prete «pur dimostrandosi compiaciuto del video a contenuto sessuale ricevuto» dal ragazzo di 17 anni, «ne pretende un secondo di identico contenuto dov'è possibile vedere anche il volto del minore al momento dell'orgasmo». «Mandamene uno dove si vede il tuo volto mentre godi...che mi piace molto..», dice il prete al giovane.
«Dinanzi alla richiesta di danaro formulata dal ragazzo» il prete «risponde rammentando al suo giovane interlocutore che già in passato gli aveva mandato dei soldi».
Prestazioni pagate con offerte fedeli
Per pagare le prestazioni sessuali con i minorenni, via chat, il sacerdote avrebbe utilizzato anche i soldi delle offerte dei fedeli. È quanto emerge, come apprende l'Adnkronos, dall'ordinanza di custodia cautelare a carico del religioso e della madre di uno dei ragazzini. «Nonostante il minore non si senta bene e prospetti il bisogno di avere dei medicinali, il parroco dimostra noncuranza dello stato psico-fisico del minore, e lo induce ad effettuare ugualmente la videochiamata - scrive il gip Fabio Pilato - Significativo il riferimento ai soldi da parte del parroco: 'Anche a tuo cognato ieri glieli avrei voluti mandare ma non ho potuto non che non ho voluto.. non ce li avevo e non ce li ho.. se arriva qualche cosa magari vedo cosa posso fare ma sinceramente non ce l'ho..». «L'espressione 'se arriva qualche cosà, cioè al di fuori dello stipendio ordinario da lui percepito, lascia intendere che per fronteggiare i continui esborsi per le prestazioni sessuali online, il parroco potesse prelevare anche il danaro lasciato dai fedeli per le offerte», scrive ancora il giudice per le indagini preliminari.
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Il Messaggero