PERUGIA Con precisione chirurgica, dopo uno slalom tra domande senza risposta e troppi silenzi, la perizia sull’impianto di cogenerazione (leggi teleriscaldamento) di Prepo...
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In nove pagine il consulente tecnico dominato dal gup Alberto Avenoso, il professor Antonio Bartolini, arriva a una conclusione che lascia di sale: impianto di cogenerazione e rete di teleriscaldamento sono nate a Prepo e finite sotto le strade di Perugia senza le necessarie autorizzazioni.
Per la centrale di cogenerazione, ecco quello che sostiene il perito del giudice senza dubbi e con la mano sul cuore: «L’impianto è stato realizzato in assenza di comunicazione di inizio lavori».
Il colpo di clava del perito arriva dopo mesi di attesa per una consulenza che il gup Avenoso ha ritenuto decisiva per tenere aperto il fascicolo che infila un indagato (il rappresentate legale della società che ha realizzato l’impianto) per la centrale che si trova nella sede della Federcalcio a Prepo (ma il Comitato regionale della Lnd è assolutamente estraneo).
Passo indietro. La vicenda del cogeneratore si trascina dal 2008. Cioè da quando il Comitato dei residenti di via Quintana, a Borghetto di Prepo, hanno alzato le barricate. Il Comitato è assisto dall’avvocato Chiara Ferrari e ha come perito di parte l’avvocato Michele Baratta. Il perito dell’indagato è Giovanni Sivolella. Per la rete di teleriscaldamento che sale da Prepo arriva, nel novembre del 2009, il nulla osta di Enel Gas, ma non basta. Spiega il perito del gup a pagina 4 della sua relazione: «Dalla documentazione acquisita risultano mancanti i seguenti atti: inizio lavori, chiusura lavori e agibilità». L’esperto del Tribunale, incalzato dal perito del comitato spiega meglio: «Dalle ulteriori verifiche compiute non risulta agli atti tanto della Provincia di Perugia, quanto del Comune di Perugia, né una richiesta di agibilità, né tantomeno il rilascio dell’agibilità». Insomma, a quei lavori manca il bollino blu.
Nella perizia l’esperto del gup sottolinea che le «difformità formali» possono esser sanate dal punto di vista edilizio perché sono comunque opere di urbanizzazioni conformi al piano regolate al momento i cui il fatto è stato commesso. Cioè qualcuno può pagare per chiudere la partita urbanistica. Ma quella giudiziaria resta aperta. E può prendere altre strade. Il gup, infatti, dopo la consegna della perizia, ha rimesso gli atti al magistrato che indaga.
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Il Messaggero