Porrazzini, sindaco al tempo della morte di Sergio Secci: «Lidia e Torquato si fecero Stato per trovare la verità»

L'ex sindaco di Terni Giacomo Porrazzini
La recente scomparsa di Lidia Piccolini Secci ha colpito e commosso profondamente la comunità ternana, già terribilmente scossa dalla difficile situazione di una...

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La recente scomparsa di Lidia Piccolini Secci ha colpito e commosso profondamente la comunità ternana, già terribilmente scossa dalla difficile situazione di una città chiusa, come tutto il resto dell’Italia, nella morsa della quarantena, imposta dall’epidemia di Covid-19.

Anima dell’Associazione dei familiari delle vittime della Strage di Bologna, Lidia Secci è ricordata da tutti quelli che hanno avuto la fortuna di conoscerla come una persona mite ma, allo stesso tempo, determinata e lucida nell’incessante ricerca di una verità su quella strage, che resta ancora non del tutto chiarita. Tra le tante persone che hanno voluto pubblicamente ricordarla, sono giunte alla nostra redazione le parole dell’ex sindaco della città di Terni, Giacomo Porrazzini, il quale ebbe l’onere di vederne tutto lo strazio quando, da Bologna, tornò a Terni la bara del figlio Sergio, accolta allora in Piazza della Repubblica. Queste le sue parole, che riportiamo: «Da sindaco di Terni mi toccò l’ingrato compito di accogliere il feretro di Sergio Secci, insieme a tanti cittadini ternani, commossi per la quella perdita ed attoniti per l’inaudita violenza terroristica che l’aveva causata. Da quella piazza, come da quella di Bologna, sorse subito un grido ed un appello al potere politico e giudiziario, teso ad ottenere verità e giustizia, non solo per le vittime ed i loro familiari, ma anche per la salvezza della Repubblica e della democrazia. Di quella grande ed inesausta battaglia civile, Torquato e Lidia Secci sono stati protagonisti assoluti. Due genitori che, per onorare il figlio caduto, si fanno Stato, lo supportano e surrogano persino, nelle sua carenze, nel difficile e non concluso percorso che porta alla verità su mandanti e ragioni profonde di quella strage. Oggi che anche Lidia ci lascia, dobbiamo fare ancora più nostra la lezione di civismo altissimo che ci ha donato. La fiammella, che anche da Terni non si è mai spenta, per far luce sulla strage di Bologna, non deve spegnersi con Lidia. Questo è l’impegno che dobbiamo assumere mentre la onoriamo con il nostro ultimo affettuoso e filiale saluto». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero