Pmal, il piano delle assunzioni non basta

Pmal, il piano delle assunzioni non basta
Il primo concorso è in dirittura d’arrivo, un altro è in procinto di essere bandito, ma in attesa che in nuovi assunti prendano servizio, chi dovrà...

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Il primo concorso è in dirittura d’arrivo, un altro è in procinto di essere bandito, ma in attesa che in nuovi assunti prendano servizio, chi dovrà lasciare il lavoro sarà già andato in pensione con il rischio concreto, in una pianta organica già fortemente sottodimensionata, che alcuni reparti vengano addirittura chiusi. E’ quanto sta avvenendo presso il Pmal, il Polo di mantenimento armi leggere di Terni.

Il piano di assunzioni sta procedendo così come era stato annunciato un anno fa dall’allora sottosegretario alla Difesa, Giorgio Mulè che, in visita nello stabilimento di viale Brin, aveva anticipato che da lì a breve sarebbe partito il primo concorso. E così è stato: le selezioni per 13 posti, di cui 12 da assistente tecnico e un da funzionario tecnico, sono arrivate alla prova orale. Il grosso delle assunzioni, però, avverrà con il secondo bando che è atteso in questi giorni e prevede diverse figure professionali. Si parla, in totale, di una novantina unità. E se il primo bando è andato a rilento per la difficoltà di formare le commissioni, il secondo dovrebbe procedere più spedito in quanto dovrebbe usufruire delle stesse commissioni dell’altro.

«Attualmente – dice Mario Pragliola della Cisl – i dipendenti civili sono circa 170 su una pianta organica che inizialmente ne prevedeva 384». Poi c’è stata una cura dimagrante che ha portato in tutt’Italia a una grossa sforbiciata. Secondo un piano di razionalizzazione, i dipendenti sarebbero dovuti rimanere 20mila in tutt’Italia. Ne sono rimasti, invece, circa 11mila. Questo significa che mancano all’appello almeno 8mila unità. «Così come avevamo sollecitato il sottosegretario – rivela Pragliola – abbiamo chiesto all’attuale ministro alla Difesa un piano di assunzioni straordinario. Al di là delle professionalità previste in questi bandi, mancano altre figure precise come per esempio quelle amministrative».

Ma a breve il problema sarà anche un altro: non ci sarà chi trasmette ai giovani il know how. E’ probabile, infatti, che da qui a quando saranno assunte le nuove leve, diverse persone andranno in pensione. Sono una cinquantina quelli in procinto di uscire ora.

«Nonostante la buona volontà e l’intenzione di razionalizzare le risorse - dice ancora Pragliola – c’è il rischio che, con il pensionamento dei veterani e nelle more del turnover, la catena produttiva si blocchi. Alcuni reparti, addirittura, rischiano di dover chiudere. Per questo abbiamo sollecitato un piano di formazione straordinaria». Formazione che potrebbe essere affidata agli stessi che vanno in pensione attraverso consulenze. Per quanto riguarda, più nello specifico i concorsi, Pragliola ricorda che nel penultimo concorso su 900 persone passarono solo in 5. La conseguenza di tanta rigidità nella selezione è stata che la graduatoria degli idonei è risultata corta. «Noi, invece, - aggiunge il rappresentante della Cisl - abbiamo bisogno di fare quanti più idonei possibili e di allungare quella graduatoria».

L’allora sottosegretario Mulè, annunciando i bandi, aveva detto che sarebbero stati smart. E, infatti, una prima “scrematura” arriva già dalla presentazione della domanda. «Ci si deve registrare al sito Inpa - spiega il rappresentante della Cisl - Per farlo viene richiesta una pec. Poi si viene sottoposti a un questionario, con il quale, tra l’altro, viene verificata la presenza dei titoli richiesti per la figura professionale per cui si concorre. E già da questo momento si capisce se si hanno o meno i requisiti per andare avanti».

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Il Messaggero