Città di Castello, picchia l'infermiere al pronto soccorso: condannato a sei mesi

Città di Castello, picchia l'infermiere al pronto soccorso: condannato a sei mesi
Un uomo è stato condannato a sei mesi di reclusione (pena sospesa) e al pagamento quasi 1.500 euro per aver preso a pugni un infermiere. Il patteggiamento è arrivato...

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Un uomo è stato condannato a sei mesi di reclusione (pena sospesa) e al pagamento quasi 1.500 euro per aver preso a pugni un infermiere. Il patteggiamento è arrivato tre anni e mezzo dopo i fatti e la sentenza porta la firma dle giudice Lucia Innocenzi del tribunale di Perugia. Il 27 ottobre 2020 un infermiere del pronto soccorso dell’ospedale di Città di Castello venne aggredito e riportò «un trauma facciale con tumefazione al volto, dolore temporo-mandibolare ed otalgia post-traumatica». Secondo quanto emerso l'imputato, accusato dei reati di lesioni e interruzione di pubblico servizio, aveva raggiunto il pronto soccorso dell’ospedale tifernate «in stato di forte agitazione» e con una ferita all'avambraccio che si era procurato sferrando un pugno contro un vetro.

Quando ha raggiunto il pronto soccorso - è scritto nel capo d’imputazione - «colpiva con un pugno al volto l'infermiere che tentava di calmarlo, procurandogli . A causa di ciò - ricostruisce la Procura - «costringeva l’infermiere ad interrompere la prestazione lavorativa in modo da determinare interruzione e turbamento nel regolare svolgimento del pubblico servizio». Anche per questo all’imputato veniva contestata l’aggravante di aver commesso il reato di lesioni personali in danno di persona incaricata di pubblico servizio. «Tenuto conto del comportamento processuale risulta corretta la concessione delle attenuanti generiche - scrive il giudice nella sentenza -. Sussistono i presupposti oggettivi e soggettivi per l’applicazione del beneficio della sospensione condizionale della pena».

Per quanto riguarda la condanna pecuniaria si legge: «Condanna l’imputato (difeso in questo procedimento penale dall’avvocato Roberto Quirini, ndr) alla rifusione delle spese di costituzione e difesa in favore della parte civile costituita che, tenuto conto dei parametri, liquida in 1.450 euri oltre accessori di legge».

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Il Messaggero