L'energia rinnovabile e la carica delle pale

L'energia rinnovabile e la carica delle pale
PERUGIA - Mascherate da sguardo sul futuro e anticipo di speranza, le energie rinnovabili stanno mettendo a dura prova l'ambiente e i nervi del signor Buonsenso. ...

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PERUGIA - Mascherate da sguardo sul futuro e anticipo di speranza, le energie rinnovabili stanno mettendo a dura prova l'ambiente e i nervi del signor Buonsenso.


Alimentate da un'insana smania di volere evitare ogni forma di ricorso alle normali produzioni di energia elettrica, alcuni progetti hanno lo stesso peso e utilità della ricerca d'acqua su Nettuno. Così, animati dalla ferma volontà di ricorrere alla loro vocazione, produrre con il sole, che siano carciofi o pannelli, agili contadini umbri avevano tappezzato i loro terreni di ampie superfici specchiate. L'idea però ultimamente si è persa. A parte la crisi d'identità delle lontre sicure fossero stagni, le grandi superfici riflettenti, molto più utili sopra i tetti di capannoni e case che accanto a coltivazioni di fave, avevano convinto le mucche che per riprodursi bastava specchiarsi e non seguire l'emozione della natura. Non contenti della bruciatura solare, da quelle parti c'era chi voleva impiantare anche un'altra idea geniale, le pale eoliche. Diventare fratelli di Eolo in un paese che conta quasi sessanta milioni di abitanti, una vocazione alle bellezze naturali e architettoniche e una calma ventosa, non pare un granché. E se l'idea è stata interrata al Tezio, in questi giorni è riemersa al monte Peglia. Tra i pascoli di caprioli e lepri, vogliono impiantare diciotto torri alte 150 metri l'una, c'informa il consigliere regionale Paolo Brutti in un'interrogazione in cui spiega: «Per capire, mettetevi sotto il Duomo di Orvieto, guardate in alto e moltiplicate per tre l'altezza, quindi aggiungete tutto diciotto volte». Da vertigine. E cosa dire dell'idea di un grande forno in mezzo alla valle tra le foreste di Massa Martana? Si doveva chiamare impianto a biomasse e doveva bruciare i residui di lavorazione agricola in una zona in cui si coltivano uva e camomilla. Per farlo funzionare avrebbero dovuto disboscare mezza Umbria e, finita la strage, chiedere aiuto alle foreste dell'Amazzonia impiegando nel trasporto di mozziconi di palma una somma pari al Pil dell'Olanda. Ogni terra ha la sua storia e forse quella dell'Umbria può essere la geotermia, iniezioni di calore dal sottosuolo, pulizia e zero impatto. Dalla terra ogni bene dicevano. Meglio delle pale all'aria. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero