«Troverò l'amore?». E la truffa del mago costa 10mila euro al mese

«Troverò l'amore?». E la truffa del mago costa 10mila euro al mese
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PERUGIA - Dicevano di conoscere il futuro, ma svuotavano il presente. Spiegavano di leggere le carte, ma rubavano le monete. Tante, davvero tante. Qualche centinaia di migliaia di euro rubati con telefonate che costavano 15 euro l’una.


E c’è chi si è trovato sulla bolletta del telefono anche 9.795 euro di debito. Una fortuna buttata per sapere di avere una buona stella. Così in 72 finiscono nei guai e davanti al giudice Fortunata Volpe, mentre in 802 (più la Telecom) vogliono essere parti civili nel processo per furto e truffa.

Secondo l’accusa, infatti, i capi dell’organizzazione «con più azioni di un medesimo disegno criminoso» si sarebbero «impossessati di numerosi scatti telefonici che venivano indirizzati verso centri servizi» di Ponte San Giovanni. Qui, infatti, aveva sede (come conferma ancora la memoria di internet su un sito che paradossalmente promuove la «cultura etica di fare impresa») Linea Venere, specializzata in astrologia, cartochiromanzia e occultismo. Società a cui vanno ricondotte, secondo l’accusa, tutte le altre coinvolte nell’inchiesta. E che avrebbero rubato scatti per centinaia di migliaia di euro. Una telefonata costava 15 euro e c’è chi, per ben 653 chiamate ne ha spesi quasi diecimila. Truffe portate a segno nel 2006, secondo l’accusa, da Perugia ad Assisi fino a Spoleto, con la base proprio a Ponte San Giovanni.

Truffe portate avanti anche tramite l’attivazione di utenze telefoniche per chiamare quei centri, «propri codici non geografici di riferimento - scrive il pm Giuseppe Petrazzini - con l’intento, poi posto in essere, di non corrispondere quanto dovuto per tali telefonate inducendo in errore i diversi gestori di telefonia proprietari delle linee fisse (nella quasi totalità Telecom Italia spa) che procedevano all’installazione delle diverse utenze, non riuscivano a disattivare prontamente le stesse (già al momento dell’effettuazione delle prime chiamate in frode), corrispondevano la percentuale dovuta» agli assegnatari dei codici speciali, «fatturando inutilmente (ovvero senza riscuotere il corrispettivo delle fatture emesse) il costo delle telefonate agli intestatari delle linee telefoniche».


In pratica, si attivavano linee nuove per chiamare i centri servizi, non si pagavano le bollette (anche da 19.756 euro) alla Telecom che però versava ai titolari dei centri servizi la percentuale dovuta, perdendoci due volte. Tutti beffati e, forse, anche la giustizia: la prescrizione certamente salverà i truffatori. Che forse l’avevano previsto.

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Il Messaggero