Perugia, la denuncia dell'Udu: «Negato affitto a studente universitario perché palestinese»

Uno scorcio di corso Vannucci a Perugia
PERUGIA - Uno studente palestinese si sarebbe visto negare il contratto di affitto per un appartamento, a Perugia,...

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PERUGIA - Uno studente palestinese si sarebbe visto negare il contratto di affitto per un


appartamento, a Perugia, perchè non italiano. Lo denuncia la Sinistra universitaria-Udu del capoluogo umbro, che definisce quanto accaduto «una situazione inaccettabile di xenofobia e
razzismo».
Lo studente, iscritto all'Università degli Studi di Perugia e alla ricerca di una stanza in città - secondo quanto riferito - si è messo in contatto tramite un amico, nei giorni scorsi, con
il proprietario di un immobile del centro che aveva pubblicato un annuncio in uno dei tanti gruppi Facebook dedicati. Sulle prime la telefonata è stata cordiale, finché a un certo punto,
lo studente si è sentito rivolgere la domanda: «Ma il tuo amico è italiano?». Alla risposta negativa, i proprietari avrebbero cominciato ad accampare scuse per negare l'affitto: «Sai, ci
sono già degli studenti italiani, con le loro abitudini, il loro cibo». In un secondo momento - ha riferito ancora l'Udu, che ha raccolto la segnalazione - incalzati dall'amico che
ironicamente ha ribattuto: «Ma guardate che i palestinesi mica mangiano la sabbia», avrebero scoperto le carte ammettendo la natura razzista e xenofoba del rifiuto.
«Come Sinistra Universitaria-Udu Perugia - ha affermato il vicecoordinatore Aleph Bononi - denunciamo come questo tipo di comportamenti sia assolutamente inaccettabile. Proprio a causa di queste situazioni Perugia rischia di perdere la sua caratura
di città aperta, universitaria e internazionale. A ciò si aggiunge la particolare situazione di difficoltà di studentesse e studenti di trovare abitazioni nella città di Perugia». «Anche
in questa situazione - ha concluso - chi paga il prezzo più alto sono le categorie più deboli, a causa di comportamenti scorretti e inaccettabili dei proprietari. Rinnoviamo quindi la richiesta
alle istituzioni locali e regionali di un tavolo di confronto: le istituzioni devono intervenire» Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero