Perugia, rapinatore evade dal carcere di Capanne

Perugia, rapinatore evade dal carcere di Capanne
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PERUGIA - Era in permesso e giovedì sera alle 20 sarebbe dovuto rientrare nel carcere di Perugia ma ha fatto perdere le sue tracce. «Tecnicamente si tratta di evasione, e questo non può che avere per lui gravi ripercussioni se non si costituisce al più presto» spiega Fabrizio Bonino, segretario nazionale per l’Umbria del Sindacato autonomo polizia penitenziaria (Sappe). «L’uomo è un detenuto italiano, C.G., ristretto per rapina ed altro con finemarzo 2018» aggiunge Bonino, che giudica la condotta del detenuto «un evento irresponsabile e gravissimo, per il quale sono già in corso le operazioni di polizia dei nostri Agenti della Penitenziaria finalizzare a catturare l’evaso. Nei primi sei mesi del 2017 si sono verificate, nelle carceri italiane, 6 evasioni da istituti penitenziari, 17 evasioni da permessi premio e di necessità, 11 da lavoro all’esterno, 11 da semilibertà e 21 mancati rientri di internati. Dati minimi, rispetto ai beneficiari: si pensi che nell’interno anno 2016 sono stati concessi 32.617 permessi premio e le evasioni in tutto sono state 34, ossia lo 0,1%.  Questo non deve perciò inficiare l’istituto della concessione delle ammissioni al lavoro all’esterno o dei permessi ai detenuti».


E’ senza appello la denuncia del Sappe, per voce del segretario generale Donato Capece: «Il sistema penitenziario, per adulti e minori, si sta sgretolando ogni giorno di più. Il sistema delle carceri non regge più, è farraginoso, e le costanti e continue evasioni ne sono la più evidente dimostrazione. Abbiamo registrato un numero di evasioni incredibili, da istituti e da mancati rientri, in pochissime settimane. Ci rendiamo conto che quel che denuncia il Sappe da tempo, ossia che la sicurezza interna delle carceri è stata annientata da provvedimenti scellerati come la vigilanza dinamica e il regime aperto, dall’aver tolto le sentinelle della Polizia Penitenziaria di sorveglianza dalle mura di cinta delle carceri, dalla mancanza di personale – abbiamo 8.000 Agenti in meno rispetto al previsto, e sono state autorizzate ieri 305 nuove assunzioni… -, dal mancato finanziamento per i servizi anti intrusione e anti scavalcamento? E ci rendiamo conto, come avevamo denunciato, che mettere gli uomini di 25 anni nei penitenziari minorili è stata una scelta politica sbagliata, che ha determinato anche l’atteggiamento aggressivo dei minorenni verso i poliziotti?».


Capece non nasconde dunque la preoccupazione del Sappe, visto che sono state numerose analoghe evasioni da vari penitenziari italiani negli ultimi giorni e rilancia un nuovo impiego operativo del Corpo di Polizia Penitenziaria sul territorio, proprio a controllo di questi soggetti. «Servirebbe, e il Sappe da tempo lo propone, un potenziamento dell’impiego di personale di polizia penitenziaria nell’ambito dell’area penale esterna. A nostro avviso è fondamentale potenziare i presidi di polizia sul territorio – anche negli uffici per l’esecuzione penale esterna -, potenziamento assolutamente indispensabile per farsi carico dei controlli sull’esecuzione delle misure alternative alla detenzione, delle ammissioni al lavoro all’esterno, degli arresti domiciliari, dei permessi premio, sui trasporti dei detenuti e sul loro piantonamento in ospedale. E per farlo, servono nuove assunzioni nel corpo di polizia penitenziaria. La sicurezza dei cittadini non può essere oggetto di tagli e non può essere messa in condizione di difficoltà se non si assumono gli agenti di polizia penitenziaria. Anche queste possono essere le conseguenze alle quali si va incontro con lo smantellamento delle politiche di sicurezza dei penitenziari e delle carenze di organico della polizia penitenziaria, che ha 8mila agenti in meno. Chiudere uffici di polizia è sempre sbagliato: ne va della sicurezza sociale». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero