Provincia choc, c'è ancora chi compra orologi di lusso con i soldi pubblici

Provincia choc, c'è ancora chi compra orologi di lusso con i soldi pubblici
PERUGIA - Oltre la spending review, la sfacciataggine, l’ironia, lo sdegno e il disprezzo, va apprezzata l’audacia. Ci vuole un fegato criminale in tempi di spesa...

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PERUGIA - Oltre la spending review, la sfacciataggine, l’ironia, lo sdegno e il disprezzo, va apprezzata l’audacia. Ci vuole un fegato criminale in tempi di spesa pubblica azzerata per posti di lavoro e forniture, infilare nella lista della spesa di un ente sostenuto con le tasse dei cittadini, un orologio di lusso. Caro quanto una mensilità, con tanto di cinturini di ricambio in cuoio e programmino d’elite, l’orologio è un must della Apple, quindi riccamente superfluo, almeno nella dotazione di un ufficio pubblico. Se poi si scopre che l’ente in questione è la Provincia di Perugia (destinata a chiudere i battenti per risparmiare soldi pubblici) e l’acquirente materiale è un suo dirigente (pare già assessore, probabilmente al tempo libero), allora si è perso anche il senso della vergogna. Perché all’incredulità di un primo momento di fronte alla segnalazione di un provinciale anonimo, subentra la determina numero 41 del 22 gennaio 2016 che autorizza la spesa. Che ha una sola variante, forse ancora più speciosa: si tratta di fondi europei e non di soldi della Provincia. 


L’orologio è l’ultimo oggetto del desiderio della Apple e, per ammissione degli stessi acquirenti, la celebrazione del superfluo. Cosa possa servire avere già il miglior melafonino (vedi nella foto la lista della spesa), il relativo portatile più performante, la melamatita elettronica, se non si ha anche l’orologino di ultima generazione? Che poi costi quanto uno stipendio mensile di un più umile usciere, pazienza. Nessuno si offenda, ma alla Provincia di Perugia, si erano già distinti per le spese. Come dimenticare l’acquisto di cavalli e Ray Ban a specchio per la polizia provinciale o di gatti delle nevi mai utilizzati perché inutili sopra le margherite. Per carità, non c’è niente d’illegale nell’acquisto di un Applewatch (come non lo sarebbe di un Rolex) con i soldi pubblici, perché in fondo un orologio bisognerà pur averlo per segnare il tempo (perso?) in ufficio. Ma tutti vorranno conoscere la motivazione di questa spesa per iscriverla nel primato delle frasi famose alla voce “facce ride”. 

Ogni commento, però, è superato dalle parole del provinciale esasperato e autore della segnalazione: «I nostri amministratori non hanno di meglio da fare che continuare ad usare soldi pubblici per uso personale. Continuare perché la stessa cosa succede da due o forse tre anni. A cosa servano in concreto all'ente in dismissione non è dato saperlo: con tanta fantasia Apple Watch non sappiamo come sia utilizzabile a pubblici fini, al pari di iPad Pro e forse anche di iPhone (non basta uno cellulare sotto i 1000 euro?) È un insulto a noi comuni dipendenti: probabilmente l'unica necessità è spendere soldi pubblici per regalarsi di nuovo le nuovissime e ultimissime meraviglie della tecnologia. Tutto ciò mentre noi dipendenti provinciali siamo demansionati, ricollocati, spesso umiliati. Vergogna».


Ps. Auspichiamo uno scambio di posti di lavoro tra il dirigente e l’indignato. Anzi, non vediamo l’ora.  Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero