Perugia, la tragedia di Don Franco: preso l'altro accusato di ricattarlo

Perugia, la tragedia di Don Franco: preso l'altro accusato di ricattarlo
PERUGIA - Un pool congiunto di investigatori appartenenti alla squadra mobile ed i militari dell’aliquota carabinieri della sezione di polizia giudizaria della Procura,...

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PERUGIA - Un pool congiunto di investigatori appartenenti alla squadra mobile ed i militari dell’aliquota carabinieri della sezione di polizia giudizaria della Procura, coordinati dal sostituto procuratore Giuseppe Petrazzini, hanno “chiuso il cerchio” sulla triste vicenda legata al suicidio del compianto Don Franco Bucarini, ricattato da tre pregiudicati interessati al suo patrimonio.




Lo scorso 15 settembre, Don Franco, parroco della chiesa di Capocavallo, aveva sporto denuncia nei confronti di un romeno ventiduenne: il giovane, secondo il racconto del parroco, lo avrebbe raggirato accusandolo di aver fruito di sue prestazioni sessuali e pertanto pretendendo, per sms, il pagamento di 4000 Euro in cambio del suo silenzio; nella circostanza, inoltre, l’estorsore era riuscito a sottrargli una catenina in oro con crocifisso. Nei messaggi estorsivi, va ricordato, il giovane dichiarava falsamente di essere minorenne.



Il povero prete, successivamente, proprio in concomitanza temporale con l’udienza di convalida del fermo del suo ricattatore, nel frattempo assicurato alla giustizia, 4 giorni dopo si era tolto la vita.



Chiuso il cerchio. Gli investigatori hanno così chiuso il cerchio delle indagini individuando e fermando i due presunti complici del romeno. Anzitutto un pluri pregiudicato perugino e poi un altro romeno, scovato e preso nelle ultime ore. Era scappato, tornato in Romania per nascondersi dagli investigatori. Tempestivo è stato l’avvio, da parte delle forze dell’ordine, delle procedure volte all’emissione di un provvedimento di cattura internazionale, nello specifico il Mandato d’Arresto Europeo, strumento processuale d’eccellenza e di grande efficacia nonché rapidità per assicurare alla giustizia un soggetto, italiano o extracomunitario, destinatario di una misura cautelare emessa da un Giudice di uno stato membro UE e che si sia allontanato dallo Stato emittente.



L'uomo ha fatto rientro in Italia e quindi ha accettato il rischio di farsi arrestare ben consapevole che il trattamento penitenziario, nel nostro paese, è certamente ben più mite e favorevole rispetto a quello che le autorità romene gli avrebbero riservato nella sua terra natale, qualora lo avessero individuato.



Ovviamente non si è mai presentato spontaneamente presso gli Uffici in intestazione, ma le loro indagini, che non hanno mai avuto tregua, hanno permesso di localizzarlo in uno dei suoi possibili “covi” in via Calatafimi, dove una squadra mista Polizia-Carabinieri, all’alba di ieri 8 dicembre 2014, approfittando della festività e quindi di maggiori possibilità di trovarlo in casa, è andata a prelevarlo per accompagnarlo successivamente a Capanne.



Pluripregiudicato. Il Rom catturato, ovviamente, non è una nuova conoscenza delle forze di polizia, ma è pluripregiudicato ed annovera precedenti di vario tipo: in particolare, nel 2005 fu destinatario di un provvedimento di espulsione dal territorio dello Stato, poi evidentemente disatteso. Nel luglio successivo, inoltre, insieme ad alcuni suoi familiari, venne denunciato dalla Polizia per il reato di “invasione di edificio” in quanto il gruppo familiare, in maniera del tutto arbitraria, aveva occupato i locali di una scuola di Montegrillo. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero