Perugia, palpeggiatore seriale: scarcerato il pasticciere

Perugia, palpeggiatore seriale: scarcerato il pasticciere
PERUGIA - ​Il K-way azzurro? Troppo comune per essere una prova. La presenza in centro all’ora delle aggressioni? Casualità dovuta al suo lavoro. ...

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PERUGIA - ​Il K-way azzurro? Troppo comune per essere una prova. La presenza in centro all’ora delle aggressioni? Casualità dovuta al suo lavoro.


Se poi fosse lui, il pericolo di reiterazione non esiste: l’ultimo caso è di giugno. Queste le argomentazioni proposte dall’avvocato Arturo Bonsignore al tribunale del Riesame che ieri ha valutato il caso del pasticciere accusato di violenza sessuale e di essere il palpeggiatore seriale, autore delle aggressioni ad almeno 42 donne. Argomentazioni che devono in qualche modo aver convinto il Riesame, visto che ieri dal carcere di Vocabolo Sabbione è partita la telefonata alla moglie del pasticciere perugino, dietro le sbarre da quasi due settimane, con la richiesta di andare a riprenderlo. L’uomo, 46 anni, è stato infatti scarcerato e adesso si trova agli arresti domiciliari.


Al pasticciere, coordinate dal pm Gemma Miliani, erano arrivate le indagini congiunte di polizia e carabinieri, che avrebbero incastrato l’uomo non solo per la compatibilità degli orari delle decine di aggressioni con i suoi accessi in zona centro per le consegne dei dolci del suo laboratorio, ma anche grazie alle riprese di varie telecamere di sicurezza. Alcune delle vittime lo avrebbero anche riconosciuto, ma l’uomo si è invece sempre dichiarato innocente e la famiglia gli è rimasta accanto, nonostante i tanti indizi raccolti contro di lui. In alcuni casi, dicono gli investigatori, le donne aggredite e palpeggiate sarebbero dipendenti degli stessi esercizi commerciali che l’uomo serviva con i propri prodotti di pasticceria: persone che come lui si trovavano ogni mattina a percorrere le vie del centro o le zone di Elce, via Pellini e San Francesco al Prato per andare a lavorare o studiare. Donne tra i 20 e i 50 anni, che hanno iniziato a denunciare le aggressioni già dal 2013, con l’ultimo caso a giugno 2014. Il mese successivo il pasticciere fu interrogato dal pm e, improvvisamente, le aggressioni si sono stoppate. Un caso, ragiona la difesa. Sentiva il fiato sul collo e si è dovuto fermare, spiegano invece gli investigatori. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero