Perugia, Alice salvata da due operazioni La mamma: «Una sfida lunga cinque mesi»

Perugia, Alice salvata da due operazioni La mamma: «Una sfida lunga cinque mesi»
PERUGIA - Parla la mamma della bambina nata prematura (appena 460 grammi) e poi salvata grazie a due interventi chirurgici e alle cure del personale sanitario del Santa Maria...

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PERUGIA - Parla la mamma della bambina nata prematura (appena 460 grammi) e poi salvata grazie a due interventi chirurgici e alle cure del personale sanitario del Santa Maria della Misericordia


La storia di Alice, nome di fantasia dato dagli stessi operatori alla bambina per tutelarne la privacy, ha commosso l’intera comunità regionale. La mamma ed il papà adesso intendono esprimere sentimenti di gratitudine verso «quanti durante i cinque mesi di degenza della nostra bambina ci hanno fatto sentire come in famiglia». La donna racconta che fino a un anno fa era impiegata in una azienda della Media Valle del Tevere, ma che ora si occupa a tempo pieno della casa e soprattutto della figlioletta, che è tornata ad una vita normale.

«Mio marito e io abbiamo lottato con tutte le nostre forze per non farci travolgere da una situazione che da soli non avremmo mai potuto superare. Fino al quarto mese la gravidanza procedeva normalmente, ma proprio durante un controllo, il ginecologo di fiducia rilevò un problema grave: la crescita del feto si era interrotta, e fu lui stesso a prendere un appuntamento per un consulto urgente con il dottor Epicoco».

Scattò subito l’emergenza, con il ricovero nella struttura di Ostetricia. Dopo 20 giorni di degenza la decisione di far nascere la bambina.

«Anche le mie condizioni generali nel frattempo erano peggiorate- prosegue il racconto della donna all’ufficio stampa dell’Azienda Ospedaliera di Perugia-, soffrivo di ipertensione arteriosa, quando mai in precedenza avevo accusato problemi di salute –. La forza mia e di mio marito è stata quella di aver sempre creduto che la bambina ce l’avrebbe fatta, anche quando ci dissero che dovevano operarla perché il suo intestino non riceveva sangue ed aveva smesso di funzionare. Il rischio dell’intervento era elevatissimo, i frati dell’Ospedale la battezzarono e le nostre speranze raddoppiarono. Dalla mia dimissione non è passato giorno che non siamo stati nel reparto di Terapia Intensiva. Ora ci piacerebbe che tutti gli operatori, nessuno escluso, sentissero la forza del nostro abbraccio e la nostra perenne riconoscenza».


I due giovani genitori hanno acconsentito a rendere pubblica la storia di Alice per dare una diretta testimonianza della umanità e professionalità dei medici ed infermieri dell’Ospedale di Perugia: «Siamo persone semplici, fino a ieri solo i nostri parenti stretti conoscevano la nostra vicenda. Abbiamo apprezzato molto anche il rispetto per la nostra riservatezza. Quando la nostra bambina sarà grande saprà chi ringraziare». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero