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PERUGIA - Al Santa Maria della Misercordia di Perugia riparte l’attività chirurgica programmata. Il d-day è previsto per lunedì della prossima settimana.
«Siamo pronti a ripartire con l’attività chirurgica programmata su scala proporzionata alla situazione», spiega il professor Giuseppe Ambrosio, direttore santuario dell’ospedale perugino. L’attività chirurgica programmata (quella per l’emergenza non si è mai interrotta) era stata bloccata quando la situazione legata all’onda con le varianti è diventata pesante. Tanto da bloccare centinaia di interventi. E non è bastata la convenzione con le case di cura che andrà avanti fino al 31 luglio, a equilibrare, naturalmente, il deficit di interventi chirurgici.
«Abbiamo fotografato la situazione-spiega Ambrosio- tenendo presente tutto quello che si deve fare in un ospedale se non ci fosse stato il Covid. La situazione epidemiologica sta andando benino. E se da una parte non dobbiamo abbassare mai la guardia, dall’altra bisogna iniziare a dare riposte alle altre esigenze sanitarie che non siano solo il Covid e le emergenze».
È logico che non ci sarà un pronti via ripartendo ai ritmi pre Covid. Sia perché il virus non è sconfitto e l’ospedale deve comunque rimanere in una configurazione mista(tenendo conto anche del piano di salvaguardia) sia perché il personale sotto pressione da quasi un anno ha bisogno un po’ di tirare il fiato nel ritorno ai reparti tradizionali.
Ambrosio spiega come si è mossa l’Azienda ospedaliera: «Abbiamo disattivato alcuni reparti di degenza ordinaria che gestivano pazienti Covid, compattandoli in altri reparti. Così recuperiamo letti che devono servire a tre funzioni: riaprire spazi per i ricoveri non Covid per tutte le patologie mediche che arrivano dal Pronto soccorso, una quota di posti letto serve per riattivare l’attività chirurgica programmata, un’altra fetta non viene utilizzata ma lasciata a disposizione in caso di ripresa dei contagi e per rispettare quanto indicato dal piano di salvaguardia».
È logico che per riaprire l’attività chirurgica programmata ha la necessità di avere a disposizione un numero maggiore di posti letto di Rianimazione non Covid di quelli non comprimibili utilizzati per le emergenze anche in fase di picco della pandemia. «Un’intera struttura-spiega ancora il direttore sanitario Ambrosio- che è l’ex Terapia intensiva di Cardiochirurgia continuerà nella sue funzioni più ospiterà le necessità di Neurochirurgia. Quella è una struttura diventata bianca. Una delle due Rianimazioni dell’ospedale è strutturata in modo che otto posti letto, pur appartenendo alla struttura, sono separati e quindi anche quei posti sono recuperati come non Covid». Eppoi ci sono le due Rianimazioni Covid. Non essendo occupati tutti i posti letto c’è la possibilità che venga occupata in pieno soltanto una. Si sta valutando la possibilità di unire in altri ospedale della regione posti letto di Rianimazione Covid per liberare Perugia. Ma il discorso, all’attenzione del commissario per l’emergenza, Massimo D’Angelo, può essere fatta anche in direzione opposta. A ieri mattina i posti di Rianimazione non Covid erano, al Santa Maria della Misericordia, sedici. C’è poi da attivare il modulo Arcuri con dieci posti letto di Terapia intensiva.
Sul fronte delle liste d’attesa della chirurgia programmata da far scorrere, Ambrosio spiega come si sta organizzando l’ospedale: «L’ordine di priorità è diviso per quattro fasce.
Il Messaggero