Perugia, sette anni senza Alessandro Polizzi «Il dolore è identico». L'ultima partita dei Menenti almeno a settembre

Il murales dedicato ad Alessandro Polizzi a Ponte San Giovanni
PERUGIA - Sono passati sette anni e un giorno da quella telefonata al 113 che fece scoprire il cadavere di Alessandro Polizzi nell'appartamento di via Ettore Ricci, in cui...

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PERUGIA - Sono passati sette anni e un giorno da quella telefonata al 113 che fece scoprire il cadavere di Alessandro Polizzi nell'appartamento di via Ettore Ricci, in cui venne ferita anche la fidanzata Julia Tosti. Non è certo l'anniversario a rinnovare il dolore della sua famiglia, dei genitori Daniela e Giovanni e del fratello minore Francesco. Che proprio ieri ha affidato a Facebook un ricordo straziante di Alessandro, amplificato dall'impossibilità di andare a trovarlo al cimitero. Da qui il saluto nel posto più vicino: il murales che riempie una facciata intera del cva di Ponte San Giovanni. «Vedete questo murales? Molti di voi lo conoscono, molti di voi ci passano spesso davanti ogni giorno, senza ormai quasi farci più caso – scrive Francesco -. Ogni giorno, ogni mese, ogni anno che passa si scolorisce e ne manca un pezzetto in più, proprio come il vostro dolore. Ed è normale. Non è crudeltà, non è mancanza di amore, non è mancanza di rispetto. Tutto questo fa parte dell'essere umano». All'inizio del post, Francesco ha inserito le due date 26/3/2013 – 26/3/2020. «Non per sottolineare che sono passati 7 anni – spiega -. Di quelle me ne infischio. Ma per sottolineare che per me, Daniela e Giovanni è come se non fosse passato nemmeno un giorno. Il dolore è lo stesso, non è cambiato, non si è affievolito. Oggi come 7 anni fa, sono venuto lì, sono arrivato piangendo. Ho dato 2 pugni fortissimi al muro in preda alla rabbia. Ma alla fine me ne sono andato sorridendo. Il tuo ricordo è l'unica cosa che mi fa alzare ogni mattina, l'unica cosa che mi manda avanti e sempre lo farà. Ne sono sicuro. Nel mio cuore, nei miei ricordi. La vernice non se ne va, il quadro non potrà mai sgretolarsi, ma insieme a loro non se ne andrà nemmeno il dolore».


Un dolore acuito dal rinvio a data da destinarsi del processo per l'omicidio. Dopo la condanna all’ergastolo per l'assassino Riccardo Menenti e a 16 anni e mezzo per il figlio Valerio, considerato il mandante dell’omicidio, infatti i loro legali (Manuela Lupo per Valerio, Giuseppe Tiraboschi per Riccardo e Francesco Mattiangeli per entrambi) hanno proposto ricorso davanti alla Corte di cassazione, con l’udienza fissata in gran fretta per il 19 marzo, dopo le polemiche e l’arrivo degli ispettori del ministero per la scarcerazione per decorrenza dei termini per Riccardo. Padre e figlio sono infatti attualmente fuori dal carcere, ma il processo non si terrà – ragionevolmente – prima di settembre. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero