Perugia, mazzette per le cave: «Con l'esplosivo a rischio un monumento»

Perugia, mazzette per le cave: «Con l'esplosivo a rischio un monumento»
PERUGIA - Usare l’esplosivo, in una zona e nelle vicinanze di un museo la cui tenuta strutturale viene messa a rischio anche solo dalle vibrazioni continue dei passaggi dei...

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PERUGIA - Usare l’esplosivo, in una zona e nelle vicinanze di un museo la cui tenuta strutturale viene messa a rischio anche solo dalle vibrazioni continue dei passaggi dei camion. Al punto da rendere necessaria l’installazione di un sismografo.

La vicenda del funzionario regionale, Federico Bazzurro, arrestato in flagranza di reato (corruzione) con l’imprenditrice Marianna Marinelli mentre lo scorso 29 marzo intascava tremila euro sul parcheggio di un supermercato a San Marco, si intreccia con questioni ambientali e culturali relative alla zona intorno alla cava di Monticchio e in particolare alla necessità di preservare Villa del Cardinale, dimora storica perugina e museo.
Prima le carte. Nell’ordinanza firmata dal giudice Valerio D’Andria si legge come «i contatti intrattenuti» tra Bazzurro e la Marinelli sono relativi a un procedimento «volto alla modifica dell’autorizzazione all’esercizio delle autorità estrattive nella cava di Monticchio e in particolare volto all’autorizzazione all’uso dell’esplosivo. Il Bazzurro si rapporta con la Marinelli manifestando inequivocabilmente - prosegue il gip - di essersi attivato nel suo interesse e a questo fine la informa che era intervenuto per fissare la conferenza di servizi per il 19 gennaio e che aveva intrattenuto colloqui con i funzionari di altri enti cercando di farli convenire sulle loro posizioni». Esemplificativa, secondo il giudice, un’intercettazione in cui Bazzurro dice che parlerà con un funzionario della Provincia «sperando che capisca». Il 18 marzo poi, Bazzurro scrive alla Marinelli: «Paur (cioè provvedimento autorizzativo unico regionale, ndr) alla firma». E lei risponde: «Festaaaa». Una decina di giorni dopo l’incontro con i soldi. 

Un sistema che potrebbe aver previsto la presenza di altre persone e di altri imprenditori. 
Soldi che se per i carabinieri forestali e la procura sono l’ultima trance di una corruzione conteggiata in 15mila euro complessivi, per gli indagati (Bazzurro è ai domiciliari, la Marinelli rimessa in libertà) e per i loro legali Nicola Di Mario, Amedeo Centrone e Franco Libori sono il compenso per un’attività di consulenza svolta dallo stesso Bazzurro parallelamente al suo incarico di funzionario regionale. 
«L’impiego di esplosivi nella cava di Monte Petroso mette ulteriormente a rischio non solo la vicina Villa del Cardinale, ma anche tutto il territorio circostante e il suo sviluppo. Riteniamo pertanto che il Comune di Perugia debba intervenire con azioni risolutive per la messa in sicurezza del bene comune Villa del Cardinale, nonché per definire possibili alternative alla situazione attuale, nell’ottica di una reale promozione della filiera Ambiente/Turismo/cultura». Lo ha messo nero su bianco la Cgil qualche giorno fa in una lettera inviata a Palazzo dei Priori e Soprintendenza.

«Grazie per l’attenzione che riservate al nostro complesso monumentale - è la risposta sui social di Villa del Cardinale -. Per quanto concerne le indagini in corso, lasciamo alla giustizia le proprie competenze. Per il resto, per monitorare le oscillazioni dovute al passaggio dei camion abbiamo chiesto (e ottenuto) al Comune l’installazione di alcuni rilevatori in punti “sensibili”, già individuati in un primo sopralluogo. Altresì è stato richiesto alla ditta proprietaria della cava di fornire periodicamente i dati rilevati da un sismografo in prossimità del complesso. Grazie al lodevole lavoro di tutela della Soprintendenza siamo certi che sarà garantita la massima oggettività nella questione, affinché la nostra competenza - la valorizzazione - possa essere svolta nel miglior modo possibile».

 

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Il Messaggero