Perugia, all'asta finisce (forse) una bomba ecologica

Perugia, all'asta finisce (forse) una bomba ecologica
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PERUGIA - Nel paese in cui vogliamo salvare le farfalle dimenticandoci fossero un attimo prima bruchi pestiferi, in cui viene punito con multe da 600 euro chi s'azzarda a buttare la plastica nella carta e (chissàperchè) con 800 euro chi compie l'operazione inversa, si sollecita allegramente la vendita di terreni inquinati da idrocarburi, scaglie di Eternit e forse biberoni di atrazina.


Il tutto legalmente, pare. Il dubbio corre dalle parti di Pierantonio, Comune di Umbertide, e alberga nel fascicolo fallimentare della famiglia Mannocci, cinque società che s'occupavano di petroli, benzine, rifiuti tossici e relativi trasporti, finite a gambe all'aria per motivi vari ed eventuali.

Un fascicolo pendente da svariati anni davanti al Tribunale fallimentare e da pochi mesi negli uffici dei carabinieri del Noe, il nucleo anti-inquinamento, sulle scrivanie della Procura e nella memoria attenta della polizia. E se il Tribunale è giustamente chiamato in causa dai creditori delle società di Mannocci per recuperare quanto sperperato, il meglio dell'investigazione nazionale è stato chiamato in soccorso dai falliti.

Sotto la lente c'è un mistero ambientale: quanto si trova attorno alla casa di famiglia dei Mannocci al centro di Pierantonio, finita tra gli immobili da vendere all'asta, potrebbe a) armare un guerra batteriologica b) sostenere i danni di una centrale atomica c) essere strizzato per ricavarne pieni di benzina per cinque anni. Lo denuncia lo stesso proprietario (assistito dall'avvocato Enrico Rosi Cappellani) e paradossi a parte, l'ultima risposta (la c) è quella più certa. Perché nel cortile di quel casone di famiglia albergano almeno dieci serbatoi un tempo usati per stipare benzina e affini, ma anche olii residui buttati per anni nella nuda terra e quel fetido Eternit.


Eppure lo Stato che tanto fa e spende per salvare criceti e bachi dalla furia inquinante, ignora da mesi la sollecitazione umana dei Mannocci. Non tanto per mettere sotto vetro la presunta fetenzia della campagna attorno al casone, oppure accertare la falsità furbesca dei denuncianti (magari per tenere la casa), ma per non scoprirla in vendita sotto la protezione della Giustizia alla voce: vendesi casale antico, la proprietà conserva integro il sapore e l'aspetto delle vecchie case rurali. Chi (s)offre di più?. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero