Perugia, inneggia al terrorismo islamico e pubblica post jihadisti: espulso un tunisino

Uno dei post pubblicati dal tunisino espulso
PEERUGIA - L’Ufficio Immigrazione della Questura di Perugia ha dato esecuzione amministrativa a un provvedimento di espulsione a firma del Ministro dell’Interno...

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PEERUGIA - L’Ufficio Immigrazione della Questura di Perugia ha dato esecuzione amministrativa a un provvedimento di espulsione a firma del Ministro dell’Interno Lamorgese per motivi di prevenzione del terrorismo, a carico di un cittadino tunisino regolarmente soggiornante sul territorio nazionale e residente in  provincia.

A seguito delle attività svolte dalla Sezione Antiterrorismo della Digos di Perugia e dal Compartimento di Polizia Postale e delle Comunicazioni per l’Umbria di Perugia, coordinate dalla locale Procura della Repubblica presso il Tribunale e dalla Direzione Centrale della Polizia di Prevenzione – Servizio per il contrasto dell’estremismo e del terrorismo esterno, è emerso che lo straniero era un assiduo frequentatore del luogo di culto islamico di Perugia - Ponte Felcino, noto per l’arresto, avvenuto nel 2007, dell’allora imam  Mostapha  El Korch e di altri due cittadini marocchini, condannati con sentenza passata in giudicato, per la prima volta in Italia, per il reato di “addestramento ad attività con finalità di terrorismo anche internazionale.

Il tunisino colpito dal provvedimento di espulsione ha condiviso e diffuso numerosi post, sia pubblici che privati, con immagini di esaltazione del martirio e contenuti di propaganda dei princìpi dell’autoproclamato “Stato islamico”, nonché messaggi giustificativi degli attentati rivendicati dalla medesima organizzazione terroristica recanti frasi e immagini di propaganda di altre milizie jihadiste, pubblicazione di nasheed jihadisti e commenti su profili, nonchè apposizione di “like” a video e testi che esaltano formazioni terroristiche islamiche.

In particolare, le attività svolte hanno consentito di documentare inequivocabili manifestazioni di adesione al sedicente “Stato islamico” quali, ad esempio, il “giuramento di fedeltà lealtà ed ubbidienza ad Abu Bakr Al-Baghdadi” e l’uso costante dello slogan “persistente e in espansione”, diffuso tra i sostenitori di Daesh che allude alla forza espansionistica dell’organizzazione terroristica capace di superare i confini territoriali di origine.

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Il Messaggero