«Tante famiglie sul baratro: sindaci, bloccate i videopoker»

«Tante famiglie sul baratro: sindaci, bloccate i videopoker»
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PERUGIA - Seimila slot machine legali in Umbria. Senza contare quelle scollegate alla rete nazionale. Con un giovane perugino su due a rischio di patologie legate alla dipendenza da gioco d’azzardo. E famiglie ridotte sul lastrico per quella febbre da lucine e suoni alla ricerca della giocata vincente



Perché maggiore è la crisi, peggiore è la recessione, dicono gli esperti, e più si cade nelle sabbie mobili di quel clink clank delle monetine che scendono nelle macchinette alla ricerca di un’oasi di fortuna.



Una malattia, una patologia che anche il decreto Balduzzi considera di quelle da curare. Con un costo, quindi, non solo sociale ma anche sanitario. Esattamente nove miliardi di euro l’anno contro i sette che lo Stato guadagna dai giocatori con la passione per le slot. «Un fenomeno da fermare. Subito». Così tuonano i capigruppo in Comune a Perugia che chiedono al sindaco di eliminare dal territorio comunale tutte le macchinette mangiasoldi. «Il primo cittadino - dicono - è responsabile della salute pubblica. E questa è una malattia». «Stoppiamo questa tassa della speranza», chiude il Prc.



Una proposta «elettroshock» l’ha definita il primo firmatario, Stelvio Zecca dell’Idv. «È una battaglia difficile - dice -, ma che può servire per contribuire a migliorare la società. Partire da un’iniziativa forte, non tanto per proibire, ma per mettere un freno alla situazione facendo recuperare competenze ai sindaci». Una battaglia complessa, in realtà, e che carte alla mano rischia di far diventare quell’ordinanza «sanitaria» del sindaco un boomerang attira ricorsi. Ma il progetto è lodevole. «Il nostro è un ordine del giorno provocatorio - conferma Filippo Cardone (Centro democratico): vogliamo che tutti prendano atto di quella che rappresenta una vera e propria malattia, che devasta soprattutto i più deboli».



«Dovrebbe intervenire il Parlamento - ha spiegato Francesco Mearini (Pd) -. Purtroppo siamo al cospetto di una legislazione che sta liberalizzando completamente il sistema con conseguenze anche in termini di salute pubblica». Ma poi le famiglie rovinate si rivolgono ai sindaci e ai Comuni che devono sostenerle attraverso i servizi sociali. Un circolo vizioso, sottolineato anche da Emiliano Pampanelli (Prc). «Ci troviamo - ha concluso - di fronte a una vera e propria ipocrisia dello Stato: si introduce, di fatto, una sorta di tassa sulla speranza e, nel contempo, si favoriscono liberalizzazioni indiscriminate che finiscono solo per creare effetti sociali devastanti».
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Il Messaggero