PERUGIA - La prima cosa da ricordare sono i sorrisi. Rari in quella truppa di quindicidiciottenni ridotti allo stremo della speranza già così giovani. ...
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Carichi di ormoni come mufloni al galoppo, sempre scuri in volto attaccati al loro mondo auricolare fatto di ritmi incessanti e un po' idioti, violenti contro il mondo per furore anticapitalista o solo per partito preso, bombardati di pessime notizie sulla fine del mondo da far passare attraverso il buco dell'ozono, il ritorno dei dinosauri o l'estinzione delle patate fritte, ieri per la prima volta l'esercito luminescente dei capelliacresta, dei «boh» e dei «mah», cui affidare il futuro dell'umanità ha compiuto un atto unico, ha sorriso. Per la prima volta, distratti da quella tempesta di colori piazzati nel cuore di una città spesso più triste di quel che merita, più attenta di quel che sembra, nessuno è venuto alle mani, spaccato bottiglie di birra, bruciato aiuole, menato l'avversario della tifoseria oppure usato le mura per fare felici solo i produttori di vernici. Stavolta, con le magliette bianche come quando c'erano le colonie e i cellulari in tasca perché solo uno profondamente disturbato riesce a scrivere maree di parole mentre balla sotto il sole di maggio, hanno stupito anche i grandi, quelli che dovevano garantire la misura di quella festa, che avrebbero dovuto capire che Perugia è in salita e pure in discesa e intuire fosse complicato far transitare automobili e motorini sulla strada saponata dalla lucida sveltezza del talco e dal suo derivato, il gesso contenuto in alcuni cervelli. Ma facciamo tesoro di quella felicità così rara e stavolta perdoniamo gli adulti. In fondo c'hanno fatto sorridere anche loro. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero