Perugia, agente pestato: condannato ex super latitante

Perugia, agente pestato: condannato ex super latitante
PERUGIA - «Infame, fuori ti faccio sistemare io così impari a vivere». E poi calci, alla testa e all’addome. Facendosi dare man forte dal figlio. Calci...

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PERUGIA - «Infame, fuori ti faccio sistemare io così impari a vivere». E poi calci, alla testa e all’addome. Facendosi dare man forte dal figlio. Calci che hanno procurato a un agente della penitenziaria un’invalidità permanente del trenta per cento. 


E ieri, padre e figlio sono stati condannati a dieci mesi per quell’aggressione. Padre che non è uno qualunque, dal momento che si tratta di un ex super latitante. Pena sospesa per il figlio.

LA STORIA 
Un «quadro clinico preoccupante» a causa dei continui e ripetuti colpi alla testa subiti. Una violentissima aggressione nel carcere di Capanne, nella sala colloqui: da una parte un agente della polizia penitenziaria, dall’altra padre e figlio a colpirlo senza sosta. Storia di fine febbraio 2020, poco prima che il mondo venisse definitivamente sconvolto dal Covid.

Quel padre detenuto che riceve la visita del figlio non è un detenuto qualunque: il suo nome è Eduardo Pariota ed è stato arrestato dieci anni prima a Secondigliano dai carabinieri di Perugia con l’accusa di omicidio di un albanese e tentato omicidio di altri due davanti a un bar di Ponte San Giovanni. Al momento dell’arresto, Pariota era stato inserito tra i cento latitanti più pericolosi d’Italia. 

Quell’aggressione ai danni della guardia carceraria, difeso dall’avvocato Michele Gambini, è stata rivissuta in aula nel corso del processo proprio dalla stessa vittima, che ha ricordato di aver sentito le urla dalla sala colloquio con il detenuto che minacciava un suo collega («ti uccido», «ti ammazzo»). L’agente entra e fa per soccorrere la moglie del detenuto, nel frattempo caduta per contenere l’ira del marito, quando viene colpito da un violentissimo pugno alla testa che gli fa perdere coscienza. Ma non blocca l’ira del detenuto e del figlio che si accaniscono su di lui con calci e pugni. Questa la dinamica raccontata dallo stesso agente e irrobustita dalle perizie del medico legale Lucia Gargiulo e del medico legale Giuseppe Capocchi. E anche del certificato del medico curante, al centro di una lunga battaglia in aula con il giudice Emma Avella che lo ha infine acquisito. «Tutta documentazione che testimonia il preoccupante quadro clinico del mio assistito» ha sempre sottolineato l’avvocato Gambini.


Gli imputati, difesi dagli avvocati Luciano Ghirga, Giuliano Bellucci e Daniela Tizzano, sono stati assolti per resistenza e oltraggio a pubblico ufficiale.

 

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Il Messaggero