Si è entrati nel periodo di picco produttivo per gli stabilimenti di Sangemini e Amerino, con la sospensione della cassa integrazione durata quattro anni per gli ottanta...
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Dopo un’ampia discussione che ha toccato vari e complessi aspetti della vertenza in atto, istituzioni e sindacati hanno indicato alcune priorità: il riconoscimento dell’alto valore iconico, identitario, sociale ed economico per il territorio umbro dei due marchi storici, la tutela dell’occupazione, la necessità di conoscere in tempi brevi le linee guida del piano industriale di rilancio.
«Come organizzazioni sindacali abbiamo ribadito ai primi cittadini e agli amministratori presenti i punti cardine della vertenza e la necessità di avere chiarezza in merito al possibile superamento del periodo concorsuale» - spiegano i segretari di Flai, Fai e Uila, Paolo Sciaboletta, Simone Dezi e Fabio Benedetti, presenti al confronto insieme ai delegati della Rsu Marcello Rellini, Riccardo Liti e Michele Leone.
E’ stata ribadita la necessita di costituire una cabina di regia regionale, formata da tutte le forze istituzionali interessate e dalle parti sociali, al fine di garantire la tutela dei marchi umbri, l’occupazione, l’integrità dei due siti, il riconoscimento dell’alto valore simbolico dei marchi delle acque minerali che la cittadinanza umbra sente come propri.
Infine, le organizzazioni sindacali hanno ribadito la grande difficoltà in essere a livello commerciale, determinate da una rete vendite inadeguata e incapace di riacquisire gli spazi di mercato persi in passato. «Va ricreata una rete interna – concludono sindacati e Rsu - poiché i nostri marchi portano redditività importanti al gruppo stesso. Solo che attualmente un marchio come Sangemini, invece di essere trainante per tutti, risulta irreperibile quasi ovunque a causa di strategie inadeguate. Lavoratrici e lavoratori sono stufi di pagare per gli errori e il pressappochismo dirigenziale». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero