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Pasta alle stelle, pane, burro e olii alimentari sempre più cari ma a pesare sui bilanci delle famiglie ternane sono soprattutto la benzina e le bollette. L’analisi dell’andamento dei prezzi al consumo, aggiornati dall’Istat al mese di marzo, conferma un trend di crescita, sebbene, nel Ternano a un ritmo più lento rispetto alla media nazionale e regionale. Si parla infatti di un +6,1% su base annua contro la media italiana del 6,7% e quella regionale del 6,9%. Partendo dal carrello della spesa, a marzo sono stati diversi i rincari nei generi alimentari ma la sorpresa è arrivata da alcuni prodotti, come gli ortaggi freschi, che hanno segnato un ribasso. Facendo il “saldo”, nel complesso, il capitolo relativo ai prodotti alimentari e alle bevande analcoliche segna un +0,3%.
Andando ad analizzare più nel dettaglio la busta della spesa delle famiglie ternane si osserva che pane, pasta e riso hanno continuato a crescere rispetto a febbraio.
Se dai prodotti “freschi” ci si sposta sul cibo già pronto, la situazione non cambia. Anche la gastronomia, la rosticceria e i self service soffrono gli aumenti dei costi di produzione e delle materie prime e di conseguenza sono costretti a ritoccare in salita anche il costo di piatti take away.
Ma non è solo sulla spesa che i ternani devono fare attenzione e tirare la cinghia. Negli spostamenti, infatti, la situazione dei prezzi non migliora. Nel periodo di rilevazione del mese di marzo, i carburanti hanno segnato incrementi tali da far registrare un +3,7% al capitolo “trasporti”. A mandare in crisi i bilanci però sono ancora una volta le bollette. Sebbene a marzo non vi siano stati aumenti ulteriori, andando ad analizzare i rincari su base annua, questi risultano davvero vertiginosi. Stando sempre alle rilevazioni dell’ufficio statistica del Comune, l’energia elettrica ha registrato un +82%, il gas di città un + 91,7%, la raccolta dei rifiuti un + 18,2%. Decisamente più contenuto, invece, l’incremento sulle bollette dell’acqua che si ferma a +3,9%.
Le associazioni di consumatori da tempo stanno lanciando il grido d’allarme rispetto al perdurare di questa situazione, imputabile prevalentemente ai prezzi dei beni energetici che a livello nazionale, secondo l’Istat, sono passati da un +45% di febbraio a un +50,9% di marzo. Il Codacons, poi, sta denunciando in questi giorni il fenomeno del cosiddetto “shrinkflation”, ossia la messa in vendita di confezioni più piccole o con contenuto inferiore ma a prezzi invariati. In tal senso la stessa associazione dei consumatori ha presentato un esposto anche alla procura di Terni.
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