Arrone. Parco del Nera, Di Gioia: «La Regione tolga i vincoli»

Arrone. Parco del Nera, Di Gioia: «La Regione tolga i vincoli»
LA VICENDA «Il parco fluviale del Nera deve diventare un valore aggiunto per il territorio della Valnerina e non solo, quindi perché non guardare all'asse del...

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LA VICENDA

«Il parco fluviale del Nera deve diventare un valore aggiunto per il territorio della Valnerina e non solo, quindi perché non guardare all'asse del Nera e perché non arrivare a Narni e ai Sibillini?». Per il sindaco di Arrone Fabio Di Gioia quegli oltre 2.000 ettari dell'Umbria meridionale che custodiscono scenari paesaggistici conturbanti, antiche vestigia e favoriscono esperienze diversificate di sport outdoor andrebbero rivalutati e potenziati. «Per fare questo è necessaria chiarezza nella gestione, di chi dovrà gestirlo e come gestirlo, perché oggi, per come è configurato il parco, diventa più un ostacolo che un valore aggiunto. Il piano del parco blocca alcune attività tecniche dei vari Comuni».

Dal 2020 il parco fluviale del Nera, infatti, è gestito dalla Regione Umbria, in attesa della costituzione di un nuovo gestore territoriale dopo la soppressione delle Comunità montane. «La forza di questo ente dovrebbe essere nei Comuni che hanno un obiettivo, quello di tutelare l'ambiente, dare delle regole precise e chiare, ma soprattutto il parco deve essere utilizzato per lo sviluppo sostenibile del territorio e per la promozione territoriale». Cosa che accadeva quando il parco era gestito dal consorzio dei Comuni di Arrone, Ferentillo, Montefranco, dalla Regione e ognuno versava una quota per le spese generali di funzionamento. Oggi, invece, le attività si limitano alle pratiche e poco di più che svolge Stefano Gregori, responsabile regionale del parco con sede nell'ex Convento di San Francesco ad Arrone. E anche il piano del parco dovrebbe essere aggiornato.

«Le esigenze cambiano, il mondo cambia e così il parco diventa più un problema che un'opportunità perché non è al passo con i tempi e alcune cose vanno riviste. La Regione si sbrighi a farci capire come anche noi possiamo utilizzare l'ente parco perché dalle altre parti quando si visitano dei luoghi simili il valore aggiunto lo fa il parco che è inteso come un patrimonio naturalistico fondamentale». Invece, essendo la zona molto antropizzata, sembra esserci la sensazione opposta, ossia che il parco costituisca un limite. «Oggi molti hanno la percezione che essendo dentro una zona tutelata, ci sia un limite, in realtà non ci deve essere». E qui torniamo al problema principale: gestione certa e finanziamenti. «È auspicabile che il parco si renda quanto più possibile autonomo, perché questo è il vero valore aggiunto». Di Gioia pensa anche ad un marchio di riconoscimento per quest'area naturalistica dalle enormi potenzialità. «Perché non valutare la possibilità di mettere un timbro sulla qualità del turismo che parte da Terria, passa per i borghi della Valnerina, in cui c'è dentro anche la Marmore e Piediluco. E secondo me non sarebbe male che ci fosse anche Narni. Guardiamo in questa direzione».

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Il Messaggero