Papigno senza acqua per gli orti: «Ridatecela»

Papigno senza acqua per gli orti: «Ridatecela»
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TERNI La vita è bella, il film di Roberto Benigni girato a Papigno non c’entra niente, poiché gli abitanti del borgo non vivono proprio una bella vita con la mancanza di acqua, non di quella potabile ma quella utilizzata da sempre dai loro padri e non certo “regalata” ma frutto di accordi con l’ex Società chimica, quella della calciocianammide. «L’acqua che arrivava all’interno del paese per caduta – afferma Sandro Piccinini - all’epoca presidente di circoscrizione- serviva alla Società chimica per abbattere le polveri della lavorazione del carburo (ecco perché i tetti di Papigno erano ed in parte ancora lo sono di colore cenere). Dopo tantissimi anni – riprende Piccinini- quelle tubature in piombo sono diventate un colabrodo e la dispersione del liquido durante il percorso è tale che non riesce ad arrivare nel paese di Papigno nemmeno una goccia». Una sorta di ricompensa ai cittadini per i tanti disagi dovuti alla lavorazione del carburo di calcio. «Quindi- secondo gli abitanti – un diritto acquisito». Adesso che l’acqua non arriva più, il paese ne sente fortemente la mancanza anche perché quei “fazzoletti” di orti sono coltivati ma l’acqua per annaffiare gli ortaggi non c’è «ed allora cosa dobbiamo fare- sostengono – utilizzare quella potabile? Il Comune sembra che faccia di tutto per incentivare questa seconda ipotesi». Ma non è soltanto l’irrigazione che preoccupa gli abitanti, anche altre cose, come la pulizia e della disinfestazione, visto che i mezzi non riescono ad accedere all’interno per via della strada stretta. E’ anche bene ricordare che rimettere in funzione la condotta costerebbe poche migliaia di euro e darebbe agli abitanti del borgo anche una certa sicurezza in caso di incendi. Sul caso monta la polemica tra la presidente dell’associazione di “Papigno Pesche” Maria Cristina Garofalo e il Comune, dopo la risposta ad una lettera inviata proprio dall’Associazione all’assessore ai lavori pubblici ed altro. «Sapete da chi ha fatto rispondere l’assessore comunale, da un funzionario», afferma la Garofalo. «Questa la risposta del Comune inviata all’Associzione “Papigno Pesche” «L’acquedotto di adduzione di acqua fluviale non risulterebbe nello stato di consistenza patrimoniale del Comune di Terni, essendo originato da una derivazione di captazione di altri soggetti. Si potrà contattare la Regione per conoscere il soggetto obbligato per la concessione». 

 

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Il Messaggero