Ospizio lager di Torchiagina, in appello confermata la condanna a sanitari e responsabile, ma con lo sconto

La sede della Corte d'appello di Perugia
PERUGIA - Quasi 30 anni di carcere totali per gli undici imputati accusati dei maltrattamenti e delle botte ai pazienti, anche disabili e con problemi psichici, dell'Alveare,...

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PERUGIA - Quasi 30 anni di carcere totali per gli undici imputati accusati dei maltrattamenti e delle botte ai pazienti, anche disabili e con problemi psichici, dell'Alveare, la comunità di Torchiagina. Questa la sentenza firmata mercoledì in tarda serata, dopo una camera di consiglio durata circa sei ore, dai giudici della Corte di appello di Perugia, a cui si erano appellati gli imputati dopo la condanna subita in primo grado.

Sentenza in parte riconfermata - seppur con lo sconto e con un'assoluzione -, per quelle braccia torte dietro la schiena, per gli scappellott o per i pazienti tirati per i capelli o le orecchie, buttati per terra e magari anche chiusi in bagno per 20 minuti, con episodi non solo raccontati ma soprattutto ripresi dalle telecamere dei carabinieri del Nas, all'epoca diretti (i fatti contestati sono del 2014-2016) dal tenente colonnello Marco Vetrulli.
Le accuse nei loro confronti, a vario titolo, andavano dalle percosse ai maltrattamenti fino alla contestazione per alcuni al sequestro di persona, per quei pazienti picchiati e mortificati da chi li avrebbe dovuti curare, tra sanitari, responsabili e operatori, alcune delle quali sono estinte per prescrizione.
Ecco le condanne: 4 anni e 9 mesi per Fulvio Fraternale (gestore dell'associazione di volontariato), 4 anni e e 4 mesi per Maria Grazia Chiarello, 5 anni per Bogdan Gancean Radu, 1 anno e 6 mesi per Rosa Piscitelli, 1 anno e 8 mesi per Matteo Servello, 2 anni e 6 mesi per Antonio Vasta, 1 anno e 4 mesi per Eleonora Bacchi, 1 anno e 8 mesi per Luisa Moschiano e 4 anni e 3 mesi per Alessio Belardi. Assolta perché il fatto non sussiste Irene Fraternale Macrì, inizialmente condannata a 4 anni. Concessa la sospensione condizionale della pena a Vasta, Moschiano, Servello, Piscitelli e Bacchi, mentre i 2 anni e 8 mesi di condanna per Vito Mauro sono di detenzione domiciliare e non detentiva. 
Rideterminate anche le provvisionali assegnate in primo grado, stabilite in un totale di 440mila euro, più altri 12mila di spese legali da pagare alle parti civili o i loro eredi.


Gli imputati, difesi tra gli altri dagli avvocati Luca Gentili e Alessandro Bacchi, si sono sempre detti innocenti, negando l’uso della violenza nella gestione dei pazienti. «Sicuramente è un passo avanti nell’accertamento della verità dei fatti. Ma non è ancora la verità su ciò che realmente accadeva nella comunità di Torchiagina – ha commentato l'avvocato Gentili -. Sono contento per l’assoluzione di Irene Fraternale e per la concessione della sospensione condizionale per la maggior parte dei miei assistiti. Sono dispiaciuto per Fulvio Fraternale, ma attenderò la motivazione per comprendere le ragioni della sua condanna». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero