Ospedale di Perugia non si trovano anestesisti. PIù posti Covid, ma i moduli Arcuri hanno un mese di ritardo

Oggi aha aperto l'ospedale da campo della Regione
PERUGIA È un gioco a incastri delicatissimo e complesso. Da infilare con la coperta corta, quello del personale che non c’è. Lo ha spiegato ieri pomeriggio il...

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PERUGIA È un gioco a incastri delicatissimo e complesso. Da infilare con la coperta corta, quello del personale che non c’è. Lo ha spiegato ieri pomeriggio il dg dell’Azienda ospedaliere di Perugia, Marcello Giannico, nel confermare che stamattina alle 11 verrà aperto l’ospedale da campo della Regione.


È andato peggio che male il bando della Protezione civile per i rinforzi negli ospedali umbri. A Perugia, per esempio, alla fine, sono in arrivo due infermieri e due Oss. Gli anestesisti? Zero. Tant’è che nei prossimi giorni l’Azienda ospedaliera, che spera di sbloccare una graduatoria per 8 e sette è il numero che metterebbe tutto a posto subito, presenterà un piano alla PERUGIA - Regione per gestire l’ampliamento dei posti letto di terapia intensiva con parametri diversi. Perché con il personale scarso più si diluisce il numero di posti letto e più il rapporto tra anestesisti e infermieri per postazione di intensiva, cala.
Il conto lo mette in fila il direttore sanitario, Simona Bianchi. Che spiega: «Il riferimento alla legge del 1988 dice che ci vuole un medico ogni quattro posti letto di terapia intensiva e un infermiere ogni due. Al momento, nel nostro ospedale, il rapporto è di un medico ogni cinque posti letto. Ma presenteremo alla Regione un piano per arrivare a uno ogni dieci. Con un rapporto di uno a cinque, uno a sei al massimo per gli infermieri». Soluzione estrema di un’emergenza ancora tosta. A proposito di personale. Il super bando per infermieri ne porta 90 idonei, 21 per Perugia di cui 17 già in servizio. Cinque infermieri e due medici di rinforzo arriveranno dall’Esercito. L’Azienda è pronta a far salire a 39 i posti di terapia intensiva Covid da aggiungere ai 134 per acuti. Oggi le terapie intensive al Santa Maria della Misericordia sono 32 con 11 posti liberi. I posti liberi per acuti sono sei. «A 39-spiega Giannico- arriveremo se sarà necessario. E fino a che i 39 posti di terapia intensiva non saranno pieni non verranno attivati quelli dell’ospedale da campo».

A proposito di terapia intensive. Viaggiano sull’ordine di un mese di ritardo rispetto a quelli previsti all’inizio i moduli Arcuri (l'ex commissario all'emergenza sostituiti dal premier Draghi), cioè i 44 posti di intensiva che sono in allestimento fuori dagli ospedali di Perugia, Terni, Foligno (il 29 piastra pronta) e Città di Castello. «Entro fine mese, al massimo i primi giorni di aprile- dice Giannico- dovrebbero essere pronti. Oggi una data precisa non la posso dare». Costo dell’operazione in tutta l’Umbria da 8,2 milioni carico della struttura commissariale centrale, l’Azienda di Perugia ci mette di suo circa 200mila euro. Tra i lavori aggiuntivi quelli relativi alla resistenza al fuoco. Una volta che le terapie intensive saranno smobilitate ospiteranno la nuova cucina dell’ex Silvestrini. I tempi? lunghetti se si pensa che solo la progettazione per ritarare gli ospedali in modalità Covid strutturale (lavori a Pronto soccorso e terapia intensiva) prevedono circa 48 mesi per la progettazione. Fanno parte dei 25 milioni per l’ammodernamento degli ospedali umbri. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero