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Claudio e Tiziana si fermano qua. Domani, 31 dicembre, quando chiuderanno la porta della loro edicola, a Orvieto Scalo in piazza del Commercio, lo faranno per l'ultima volta. La storica attività della famiglia Papini lascerà il posto a qualcos'altro, ancora non si sa cosa, né con chi. Sicuramente non con loro, che adesso si vogliono riposare e magari, come dice Claudio «fare tutte quelle cose che finora non abbiamo potuto fare».
Gli scaffali e gli espositori vuoti parlano per tutti; il negozio sta rendendo le varie copie rimaste, e mettendo via ciò che non si può rendere. E i clienti? «I clienti li stiamo praticamente affidando ad alcuni nostri colleghi – spiega Claudio – ho stampato le loro schede e le ho consegnate ad altre edicole, gestiranno loro le loro richieste. Io mi fermo qua».
Una storia, quella dell'edicola dello Scalo, che arriva da lontano: sono infatti Elvezio e Marina Papini che la creano, nel 1953 vicino alla chiesa di Sant'Anna, poi dopo vari spostamenti l'attività arriva all'incrocio principale di viale I Maggio, il cuore pulsante di Orvieto Scalo. Nel 1969 diventano anche distributori per Orvieto e l'Orvietano: consegnano giornali e riviste a 50 rivendite in tutto l'Orvietano, compresi 9 autogrill sulla Autostrada del Sole tra Fabro e Magliano Sabina. Nel settembre 1991 il trasferimento in piazza del Commercio, poco dopo la riqualificazione dell'area così come la conosciamo adesso.
«Il lavoro in questi tempi è cambiato, è cambiata la gente e è cambiato il modo di informarsi – spiega Claudio – oggi i giovani non comprano giornali o riviste, leggono on line.
Quando chiude una edicola chiude anche una storia sociale, oltre che imprenditoriale: «La nostra edicola è sempre stata un punto di riferimento nel quartiere – dice Claudio – la gente passava, acquistava i giornali, ci si scambiavano opinioni. Oggi tutti vanno di fretta».
L'edicola Papini è sempre stata fornitissima di riviste di nicchia, di giornali esteri e di fumetti tanto che in passato era diventata un “fumetto point” molto frequentato: «Abbiamo sempre cercato di offrire quanto più possibile – continua Claudio – ma oggi l'edicola fine a sé stessa non ha più senso di esistere». Un declino, quello della vendita dei giornali che inizia intorno al 2008: «Abbiamo cominciato a vedere un calo significativo nelle vendite intorno al 2008, periodo di depressione ma anche di diffusione maggiore di internet. Il web ci ha letteralmente affondati, e con il web ancora di più la grande distribuzione con la vendita di giornali, riviste e libri.
Qualcuno è venuto a informarsi sulla cessione della attività, ma al momento nessuna proposta concreta: «La prima cosa che chiedono è se si lavora il sabato e la domenica, e già lì capisci che non possono fare l'edicolante – racconta Papini».
Mancherà l'edicola Papini, eccome se mancherà specie in un quartiere come quello dello Scalo, dove ormai è rimasta una sola edicola e per giunta anche un po' distante dal centro della frazione. Ma come fa notare Claudio «mancano ormai purtroppo anche gli anziani, ovvero quelli che hanno sempre letto i quotidiani, con calma, al parco, a casa, cercando quell'approfondimento che oggi il web non riesce ancora a dare».
Dal 1° gennaio insomma a casa Papini ci si riposerà? «Non credo – sorride Claudio – ho tante cose da fare – Papini è diacono, impegnato in Unitalsi, presente nella vita sociale e religiosa orvietana – Tiziana magari si riposerà un po', ma io sicuramente no. Per noi l'edicola ormai è veramente un lavoro pesante, anche se ci è servita da terapia – Claudio e Tiziana hanno perso il loro figlio Alessio, diciannovenne, in un incidente d'auto nel 2008 – ma ora è arrivato il momento di girare pagina».
Il Messaggero