A Orvieto i Magi portano il vaccino contro il Covid Ecco il Presepe con mascherine e gel

A Orvieto i Magi portano il vaccino contro il Covid Ecco il Presepe con mascherine e gel
ORVIETO Il vaccino anti Covid ad  Orvieto arriva con i Re Magi. Quelli posizionati all'ingresso  del Pozzo della Cava, dove da 32 anni viene allestito un ...

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ORVIETO Il vaccino anti Covid ad  Orvieto arriva con i Re Magi. Quelli posizionati all'ingresso  del Pozzo della Cava, dove da 32 anni viene allestito un  suggestivo presepe che trova la sua collocazione nelle grotte e  nei cunicoli del pozzo, meno famoso di quello di San Patrizio, ma che ogni anno richiama comunque migliaia di visitatori.  Soprattutto per ammirare la natività.  Quest'anno i vari Dpcm hanno decretato la chiusura dei musei e  quindi non sarà possibile visitarlo, lo si potrà solo ammirare  attraverso la grata che si trova sulla sommità del pozzo,  all'esterno.  Marco Sciarra è il gestore del complesso monumentale di origine etrusca e spiega il senso dell'allestimento. «Una natività minimale - racconta -, la Sacra famiglia è  dormiente, proprio a sottolineare che di fatto si tratta di una  pausa rispetto alle classiche rappresentazioni. I tre Magi  all'ingresso hanno evidenti contaminazioni con il periodo che  viviamo. Intanto hanno le mascherine e la visiera protettiva davanti al viso e insieme ai loro classici doni, oro, incenso e   mirra, portano altre tre doni. Insieme all'oro, che è il più  prezioso, portano il vaccino contro il virus. All'incenso, che  era quello che doveva arrivare al respiro degli Dei, abbiamo  abbinato le mascherine che proteggono il nostro respiro, mentre alla mirra, con cui si cospargeva il corpo dei defunti, abbi  mo  associato il gel disinfettante per le nostre mani».  «Questi tre elementi - dice ancora il gestore del Pozzo - ci  riportano a questa brutta modernità del 2020. L'augurio è che


possa succedere quello che fecero i Magi, che portarono doni al più diseredato dei bambini. Adesso, sarebbe bello che questi  presidi sanitari e queste cure possano arrivare veramente anche  nel posto più remoto e a chi ha meno possibilità».  Infine, un appello al ministro dei Beni culturali, Dario  Franceschini: «Vorrei solo ricordargli - dice Sciarra - che la  rete museale italiana non è fatta soltanto di grandi musei con  migliaia di visitatori al giorno, ma si compone anche di piccoli  musei e monumenti con visite contenute». «Noi, come tanti altri  - conclude Sciarra - saremmo stati in grado di gestire al meglio  gli accessi e in totale sicurezza. La mia richiesta è quella di  riaprire in nome della cultura» Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero