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Acquistare una giostra girevole che potrà essere utilizzata da tutti. Una struttura che consentirà a bambini con disabilità motorie e bambini “normodotati” di giocare insieme, conoscersi, mettersi in gioco e scoprire che divertirsi tutti insieme, nel rispetto delle differenze, è un’esperienza bellissima.
E' questo l'obiettivo dell'associazione orvietana “ciCasco - Metti in moto l’inclusione”, i cui volontari hanno diffuso ieri un appello: «Aiutateci ad acquistare la giostra dell’inclusione» e lo hanno fatto contemporaneamente al lancio di una raccolta fondi che consenta di acquistare il gioco inclusivo da installare in un parco di Orvieto. L'associazione ciCasco, nata da alcuni anni a Orvieto, è formata da un gruppo di volontari impegnati a far sì che le persone con disabilità possano godere delle stesse possibilità di integrazione e di inclusione riconosciute a chi non ha fragilità e che si impegnano molto sul tema dell’inclusione.
«Grazie a questa iniziativa si rende effettivo il diritto al gioco anche dei piccoli con disabilità – spiega il presidente di ciCasco, Leandro Tortolini – a Orvieto non esistono parchi con giochi accessibili a bambini con disabilità e siamo certi che con l’aiuto di tante persone riusciremo ad acquistare la giostra dell’inclusione.
Intanto, mentre è partita la raccolta fondi a cui è possibile aderire visitando la pagina web https://facedonate.org/cicasco, i volontari di ciCasco stanno mettendo a punto, per il 28 e 29 ottobre, una due-giorni di attività e iniziative per sensibilizzare la città sul tema dell’inclusione sociale. «Un evento – spiega Tortolini – dedicato a tutti, inclusivo, che sia fruibile da tutti e che porti i bambini con disabilità, e le loro famiglie, a condividere spazi, giochi, attività, con i bambini normodotati e che porti quest'ultimi a sviluppare quella sensibilità necessaria a attivare la vera inclusione».
Nei prossimi giorni, inoltre, si terrà un incontro tra l'associazione e il comune di Orvieto che già da tempo ha avviato un progetto che mette al centro l'inclusione sociale. «A Orvieto – continua Tortolini – c'è poco volontariato in questo senso. Le strutture dedicate ci sono, e fanno il loro dovere, partecipando a bandi, realizzando laboratori e attività ma quello che manca è proprio il volontariato, le persone, e spesso i ragazzi disabili sono soli. Oltre alla scuola non c'è molto altro per loro e le loro famiglie, c'è bisogno di luoghi, di creare spazi e contesti sociali nei quali sia possibile incontrarsi tutti, dove sia possibile per un ragazzo disabile passare del tempo con uno normodotato, e per entrambi sia possibile vivere insieme il gioco, il tempo, gli spazi.»
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