PERUGIA - Una piantina speciale, quella germogliata nell'orto botanico dell'Università di Perugia. In tempi di sfida al Covid, la piantina ha molto da insegnare...
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L’orto botanico di Perugia è stato recentemente contattato da Antonio Brunori, segretario generale della sezione italiana del Programme for the Endorsement of Forest Certification (PEFC), l'associazione internazionale che promuove la gestione sostenibile delle foreste e da Tiziana Volta dell'Associazione "Mondo senza guerra e senza violenza-Biodiversità Nonviolenta" di Brescia, per effettuare la propagazione dei semi di alcuni Hibaku jumoku.
I ricercatori hanno fatto la semina e le piantine hanno mostrato una lodevole vitalità: sono nati per ora 40 esemplari: 27 dell’albero Aphananthe aspera, chiamato “Muku” in Giappone, e 13 del più famoso fossile vivente del mondo vegetale: il Ginkgo biloba.
Tra le piante sopravvissute a Nagasaki c’è la pianta madre da cui è stato ottenuto il primo albero discendente dagli Hibaku jumoku arrivato a Perugia: un Cachi – Diospiro (Dyospiros kaki) che è stato piantato nella primavera del 2017 dal Green Team del DSA3 dell’Università nell’orto sociale di San Pietro, in collaborazione con l’Istituto Comprensivo Perugia 3 e alla presenza dell’arboricoltore Masayuki Ebinuma, fondatore di Kaki Tree Project.
A giugno, inoltre, verrà messo a dimora un Ginkgo nella biblioteca comunale San Matteo degli Armeni di Perugia, luogo celebre per i temi della nonviolenza, educazione alla pace, dei diritti umani, del dialogo interculturale e interreligioso: evento sarà caratterizzato per dare un messaggio di ripartenza e di resilienza. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero