BASTIA UMBRA -«Quei tre devono rimanere in carcere: sono socialmente pericolosi e potrebbero uccidere ancora». Suona sostanzialmente così – seppure...
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Filippo, ucciso durante lite in un parcheggio: si cerca un tirapugni. Ecco chi sono gli arrestati
LA RICOSTRUZIONE
Gli investigatori sembrano convinti che nel contesto in cui è maturata l’uccisione di Filippo, un ruolo importante l’abbia avuto la zuffa che ha preceduto l’investimento del 25enne, travolto in retromarcia dalla Opel Corsa nera condotta da Kosiqi. Cosa è accaduto? Limini sarebbe stato colpito con un pugno e un calcio, sferratogli a quanto pare dal ventenne Hajderlliu (incensurato come Kosiqi). Questo, almeno, secondo il racconto dell’amico di Filippo, che avrebbe assistito alla scena a pochi metri di distanza dal venticinquenne. “È morto sotto i miei occhi – si dispera tuttora – e non ho potuto far niente per evitarlo. Ricordo che ha provato a rialzarsi da terra, ma non ha fatto in tempo. In quegli istanti maledetti, l’auto gli è passata sopra, in retromarcia”. Comprensibilmente sotto choc, l’amico di Limini ha ribadito anche ieri questa versione, nel corso del colloquio avuto con l’avvocato Alberto Maria Onori, che assiste la famiglia della vittima. “Non c’è alcuna contraddizione nel racconto degli amici di Filippo, che escludono categoricamente l’esistenza di qualche alterco verificatosi prima dell’arrivo nel parcheggio”.
VERSIONI CONTRAPPOSTE
Su un punto convergono le versioni dei due gruppi: la lite è iniziata, poco prima delle 4 del mattino, nel parcheggio vicino al locale di via Giontella. A originarla sarebbero stati i toni bruschi con cui le due comitive avrebbero affrontato l’uscita dall’area di sosta. «Dobbiamo passare, toglietevi», avrebbero detto dalla Opel Corsa. “Cosa volete, c’è posto”, avrebbero risposto gli spoletini. Uno scambio avvenuto in malo modo e che, a fine serata, avrebbe rappresentato la scintilla per quella che gli inquirenti definiscono rissa. Ma è a questo punto che le verità si moltiplicano.
LA DIFESA
Gli arrestati hanno raccontato di essere stati accerchiati dal gruppo di spoletini, che era decisamente più numeroso. «Hanno colpito l’auto, ho avuto paura», ha raccontano Brendon. «Ho messo la retromarcia e sono partito, non volevo investirlo». Il gruppo di spoletini, invece, racconta un’altra storia, asserendo che il tentativo di aggressione all’auto, se così si può definire, si sarebbe verificato dopo l’investimento, per evitare la fuga dei tre arrestati. Una cosa è certa: i tre giovani del posto, di nazionalità italiana ma con famiglie di origine straniera (così come gli amici di Limini), sono riusciti comunque a scappare. I carabinieri li hanno prelevati qualche ora dopo nelle rispettive abitazioni, dove erano tornati a dormire, sostenendo di non aver realizzato la gravità dell’accaduto.
IL GIALLO
Da chiarire, invece, la presenza degli amici di Filippo nel parcheggio, anche dopo l’arrivo dei soccorsi. Dai primi accertamenti risulterebbe, infatti, che accanto al corpo martoriato c’erano soltanto due/tre amici intimi, quelli che probabilmente sarebbero dovuti tornare a casa in auto con lui. Possibile che qualcuno sia scappato prima dell’arrivo dei carabinieri? «L’amico di Filippo – assicura Onori – racconta che tutti hanno atteso, comprensibilmente scioccati, l’arrivo dei soccorsi. Tant’è che molti di loro sono stati sentiti subito dai carabinieri come persone informate dei fatti». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero