Perugia, nuovi accertamenti sulla morte di Maria Elia uccisa in ospedale a 17 anni da una doppia infezione

Maria Elia morta a 17 anni all'ospdale di Perugia
Il giudice per le indagini preliminari di Perugia, Natalia Giubilei, ha disposto ulteriori accertamenti sul decesso di Maria Elia, la diciassettenne morta il 27 marzo...

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Il giudice per le indagini preliminari di Perugia, Natalia Giubilei, ha disposto ulteriori accertamenti sul decesso di Maria Elia, la diciassettenne morta il 27 marzo all’ospedale Santa Maria della Misericordia di Perugia tre giorni dopo essere stata ricoverata a causa di una doppia infezione, una virale riconducibile a un’influenza di tipo H1n1 e una batterica da stafilococco aureo. Accogliendo l’opposizione alla richiesta di archiviazione avanzata dal padre della vittima, Gennaro Elia, l’inchiesta va dunque avanti. Il giudice ha deciso di non archiviare il fascicolo richiedendo alla Procura «un approfondimento istruttorio, preferibilmente con l’aiuto di specialisti delle malattie infettive e respiratorie», anche «alla luce del contrasto tra i vari consulenti di parte in merito all'utilizzo della procedura Ecmo (extra corporeal membrane oxygenation)», vale a dire l'ossigenazione extracorporea. Il magistrato intende «approfondire l’aspetto relativo alla mancata attivazione dello strumento, pur presente nella struttura ospedaliera, al fine di verificare, alla luce della situazione pandemica da Covid-19 ormai in fase di normalizzazione, se vi siano state carenze organizzative o se la situazione era tale da impedire oggettivamente l'utilizzo all'interno dell'ospedale di Perugia, necessitando invece il trasporto della paziente a Firenze». Chiede inoltre di sapere «se la richiesta all'altro ospedale sia stata fatta tempestivamente o meno». I consulenti di parte incaricati dagli avvocati Nicodemo Gentile e Antonio Cozza sono convinti che la giovane Maria potesse essere salvata. Secondo il pm, invece, «non possono muoversi censure» al personale ospedaliero «né in relazione alla fase diagnostica né tanto meno alla conseguente prescrizione delle relative terapie». Da via Fiorenzo di Lorenzo avevano fatto sapere che il procedimento non poteva che essere archiviato, «non essendo ipotizzabili profili di responsabilità penale nei confronti di alcuno».


Le cure prestate alla paziente - aveva spiegato la Procura diretta da Raffaele Cantone - sono apparse «tempestive e conformi alle linee guida oggi disponibili»: secondo chi indaga «il decesso della ragazza sarebbe conseguito da una combinazione delle due infezioni, caratterizzate da una rapida evoluzione clinica il cui arresto non può ritenersi in alcun modo arrestabile dagli antibiotici, come documentato dalla rapida progressione dei principali indici di flogosi e dalla grave alterazione non solo quantitativa ma anche qualitativa delle sottopopolazioni linfocitarie midollari». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero