«Non sono un eroe alle colluttazioni siamo ormai abituati» Parla il carabiniere ferito

Il carabinieri ferito
«No, non mi sento un eroe. Ho fatto quello che avrebbe fatto qualsiasi altra persona in divisa». L'appuntato scelto Mario Palleschi è circondato...

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«No, non mi sento un eroe. Ho fatto quello che avrebbe fatto qualsiasi altra persona in divisa». L'appuntato scelto Mario Palleschi è circondato dall'affetto di colleghi e amici. Nel reparto di ortopedia, accanto alla moglie e ai figli, un viavai di persone che vogliono sincerarsi delle sue condizioni di salute, mostrare vicinanza e solidarietà.

Il militare, ferito da due colpi di pistola sparati dal dominicano che venerdì mattina ha aperto il fuoco in una via Curio Dentato piena di gente, è reduce dal delicato intervento chirurgico nel corso del quale è stato estratto il proiettile che si era conficcato nel piede destro.
Le immagini girate dall'alto mostrano una scena da far west e una strage sfiorata per mano di Josè Miguel Suriel Rivas, dominicano di 33 anni con precedenti per spaccio e guida in stato di ebbrezza. Imbottito di un mix di cocaina, anfetamine e cannabinoidi ruba la pistola ad un poliziotto e apre il fuoco. Due dei cinque colpi, che solo per miracolo non faranno vittime, colpiscono il carabiniere ai piedi. Sono quelle immagini a trasformare Carlo Palleschi, da 33 anni al lavoro sulle strade della città, in un eroe. Ferito dai due colpi di pistola non mollerà i colleghi fino al momento in cui lo straniero non sarà stato definitivamente bloccato.


«Non ho fatto nulla di eccezionale - ripete il militare - quando col collega siamo arrivati lì non avevamo idea di che tipo di intervento avremmo dovuto affrontare. Alle colluttazioni ormai siamo abituati, purtroppo accade spesso durante il nostro lavoro». Palleschi aspetta di lasciare l'ospedale per affrontare la convalescenza a casa. Nella colluttazione che ha preceduto la sparatoria il dominicano aveva ferito anche due poliziotti della volante, un uomo e una donna. Finiti al pronto soccorso, medicati e dimessi con prognosi tra i 10 e i 20 giorni. Le indagini, coordinate dal pm, Marco Stramaglia, hanno permesso di ricostruire quei dieci minuti di autentico terrore. Dopo l'arresto di Josè Rivas per tentato omicidio e resistenza a pubblico ufficiale, polizia e carabinieri hanno ascoltato tanti testimoni. Gli investigatori questa volta possono contare su un valido aiuto grazie ai filmati girati con i telefonini da passanti e residenti. Frame, acquisiti e visionati, che mostrano le gesta del dominicano impegnato a sottrarre la pistola al poliziotto e poi ad aprire il fuoco con quei proiettili che rimbalzano sull'asfalto tra le grida di terrore di decine di persone. Domani mattina il 33enne, difeso d'ufficio dall'avvocato, Maurizio Cecconelli, sarà interrogato dal gip. «Quello che è successo è di una gravità inaudita e richiede un intervento urgente a tutela di chi opera su strada» tuona Luca Paolucci, segretario del Sap. Che chiede «pene severe e certe per quanti si rendono responsabili di simili condotte» e «dotazioni idonee affinché il servizio reso alla comunità sia efficace e sicuro. In situazioni come questa - conclude - non possiamo che rivendicare la dotazione del taser che, dalla giusta distanza, avrebbe permesso di immobilizzare questo esagitato senza conseguenze».
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Il Messaggero