«Nei cassoni, rifiuti urbani nascosti sotto teli e terra». Così a Perugia beffavano la raccolta differenziata

«Nei cassoni, rifiuti urbani nascosti sotto teli e terra». Così a Perugia beffavano la raccolta differenziata
PERUGIA - «I rifiuti in discarica? Quelli di Perugia e in particolare di Ponte Rio erano urbani e sforniti di formulario e di registri di carico e scarico. Non c'erano...

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PERUGIA - «I rifiuti in discarica? Quelli di Perugia e in particolare di Ponte Rio erano urbani e sforniti di formulario e di registri di carico e scarico. Non c'erano controlli, quindi gli scarichi avvenivano senza alcun controllo. Sono state conferite anche polveri, mai caratterizzate. Chi scaricava era solito mettere i rifiuti più particolari (intesi come non conferibili) nella parte inferiore del cassone. E sopra mettevano teli e terra».

Questo, nella sintesi delle parole del maresciallo della Forestale Luca Baccelli, il modo in cui finivano in discarica i rifiuti in base alle accuse finite nell'inchiesta Spazzatura d'oro connection, che vede imputate cinque società e undici persone (in sette devono rispondere anche di associazione per delinquere) per traffico di rifiuti, tra danni all’ambiente e danni alle amministrazioni locali. E quindi ai cittadini: ammesse infatti una trentina di parti civili, tra Comune e associazioni ambientaliste. Violazioni delle norme ambientali (sulle quali incombe la prescrizione), più truffa e frode nelle forniture che, insieme ad alcuni falsi ideologici e abusi di ufficio, sono le accuse emerse nell’ambito dell’inchiesta sulla gestione della differenziata e degli impianti Gesenu di Pietramelina, Ponte Rio e Borgogiglione. E proprio nel controesame condotto dagli avvocati Valeria Passeri (per Wwf e Movimento in difesa del cittadino) e Valeriano Tascini (che per alcuni Comuni ha chiesto conto delle eccessive quantità di percolato che hanno creato vari problemi di stabilità) è emerso il modus operandi illecito che sarebbe andato avanti dal 2015 fino all'arresto dell’ex direttore generale Gesenu Giuseppe Sassaroli (assistito dagli avvocati David Brunelli e Chiara Peparello). Secondo il maresciallo Baccelli, a Borgoglione avrebbero «buttato di tutto», con la conformazione della discarica diventata diversa da quella che avrebbe dovuto essere: in base alla testimonianza, si scaricava quindi a livello sommitale senza neppure ricoprire i rifiuti. Sarebbe ancora tutto così, se si andasse a vedere, secondo il forestale. 


Intanto, mentre si torna in aula il prossimo 17 giugno, il presidente Valerio D'Andria ha disposto l'autorizzazione delle riprese audiovideo delle udienze, sottolineando la «rilevanza del tema ambiente e del coinvolgimento di enti con funzione pubblica», ribadendo «l'interesse sociale particolare alla conoscenza del dibattimento». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero