‘Ndrangheta, la resa dei conti: a processo ventidue perugini

Nicola Gratteri
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PERUGIA - Dodici più dieci. Ovvero, ventidue perugini a processo. Accusati di aver fatto parte di una «ramificazione» dei clan crotonesi di ‘ndrangheta di San Leonardo di Cutro o comunque di aver fatto affari illeciti con quella che secondo gli investigatori della squadra mobile, coordinati dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro diretta da Nicola Gratteri, era da considerare una specie di ‘ndrina perugina. 

Una resa dei conti con il tentativo di infiltrare gli affari criminali dalla Calabria a Perugia iniziata lo scorso dicembre, quando gli investigatori della sezione “Criminalità organizzata” della squadra mobile perugina bussarono alle porte degli indagati e che ieri ha avuto un passaggio importante.

A PROCESSO 
Trentuno persone sono state rinviate a giudizio nell’ambito del procedimento «Malapianta-Infectio» istruito dalla Dda di Catanzaro contro le cosche di Cutro, Mannolo-Zoffreo-Falcone-Trapasso, e le ramificazioni di queste in Umbria attraverso la famiglia Ribecco. Il rinvio a giudizio è stati disposto dal gup Gabriella Logozzo la quale ha accolto la richiesta della pubblica accusa, rappresentata oggi in aula dal pm Andrea Buzzetti, e ha mandato a processo tutti gli imputati che avevano optato per il rito ordinario. Gli imputai sono accusati, a vario titolo, di associazione mafiosa, estorsione, usura, riciclaggio, minacce, violenza privata, traffico di stupefacenti. Saranno parti civili nel processo, la Regione Calabria assistita dall’Avvocatura regionale, il Comune di Perugia (rappresentato dall'avvocato Massimo Brazzi), il Comune di Cutro, Banca Unicredit, l’imprenditore vicentino Stefano De Gasperi, Alberghi del Mediterraneo srl - società che gestisce il villaggio turistico Porto Kaleo - e Giovanni Notarianni, l’imprenditore proprietario dello stesso villaggio. 

I perugini che il prossimo 29 ottobre compariranno davanti ai giudici del Tribunale collegiale di Crotone sono Alberto e Giuseppe Benincasa, Antonio De Franco, Salvatore Diano, Roberto Fusari, Piero Giacchetta, Luigi Giappicchini, Lamberto Lombardi, Luca Mancuso Trabucco, Paolo Menicucci, Jerzy Aleksander Sabieraj e Renzo Tiburzi. Assieme agli altri 19 imputati sono accusati a vario titolo di associazione di tipo mafioso, associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, detenzione e occultamento di armi clandestine, minacce, violenza privata, ma anche associazione a delinquere finalizzata alla consumazione di una serie di reati di natura contabile o economico-finanziaria strumentali alla realizzazione sistematica di frodi in danno del sistema bancario. Accuse ovviamente tutte da confermare nel dibattimento, con gli imputati che avranno modo di difendersi e fornire le proprie versioni dei fatti.

ABBREVIATO 

Chi invece ha scelto la strada del rito abbreviato sarà chiamato il prossimo 18 settembre a rispondere anche delle prime quantificazioni e ripartizioni della maxi richiesta di risarcimento danni chiesta dal Comune di Perugia attraverso l'avvocato Brazzi una volta ammesso come parte civile al processo. Tre milioni di euro «la costituzione è stata circoscritta alle sole imputazioni consumate nel perimetro del comune di Perugia e che hanno destato grandissima eco mediatica. La richiesta di una provvisionale, immediatamente esecutiva, pari a 3 milioni di euro è stata formulata sulla base della gravità dei delitti ascritti agli imputati, che hanno provocato un serio danno all’immagine, alle attività produttive, all’economia locale, alla libertà di autodeterminazione delle vittime, alla salute della cittadinanza, alla libertà imprenditoriale ed in generale alla regolarità dello svolgimento delle attività commerciali». Gli imputati perugini sono Giuseppe Affatato, Sherif Arapi, Paolo Bassetti, Ilirjan Cali, Fabrizio Conti, Florin Dumitru Gafitescu, Sauro Passeri, Emiliano Regni, Natale Ribecco, Francesco Valentini. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero