'Ndrangheta a Perugia, chiuse dal prefetto due aziende di trasporti

Il prefetto Armando Gradone
PERUGIA - Trasporto merci. La facciata è pulita, la sostanza molto meno. Partecipano ad appalti pubblici, magari qualche commessa l’hanno pure avuta. Ma non possono...

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PERUGIA - Trasporto merci. La facciata è pulita, la sostanza molto meno. Partecipano ad appalti pubblici, magari qualche commessa l’hanno pure avuta. Ma non possono farlo. Perché appena si gratta la superficie pulita della facciata, ecco venir fuori la vera natura: criminalità organizzata. Pericolosi legami con i clan calabresi. I Farao Marincola di Cirò Marina da un lato e quelli di San Leonardo di Cutro dall’altro. 

Questo è quanto emerge da due recenti interdittive antimafia disposte dal prefetto di Perugia, Armando Gradone, nei confronti di due ditte di trasporti. Sede legale a Perugia, interessi in tutta la regione ma la testa pericolosamente vicina agli affari sporchi condotti dalle ‘ndrine calabresi. 
I PROVVEDIMENTI 
Storia di qualche mese fa, per l’esattezza a fine 2022. Quando anche grazie agli accertamenti dei finanzieri del Gico di Perugia emerge quella che viene considerata la reale natura di queste due società di trasporti. In un caso, i finanzieri diretti a livello provinciale dal colonnello Antonella Casazza stabiliscono come la società sia riferibile a un soggetto con precedenti per associazione di tipo mafioso ed estorsione. 
Un soggetto per cui spuntano inquietanti collegamenti con il clan Farao Marincola, che varie inchieste hanno spesso collocato proprio a Perugia e in Umbria.
Ma c’è di più. Perché contestualmente emergono criticità anche per un’altra ditta di trasporti. Anche in questo caso con sede legale a Perugia ma legata, secondo gli investigatori e la prefettura, alla ‘ndrangheta e in questo caso alle locali crotonesi di San Giovanni di Cutro.
Per entrambe, al culmine degli accertamenti svolti, arriva l’interdittiva antimafia da parte del prefetto Gradone. Uno stop importante, in chiave preventiva, alla possibilità che aziende in odore di criminalità organizzata possano lavorare con la pubblica amministrazione. Ma le conseguenze dell’intervento dell’autorità amministrativa e dei finanzieri sono ancora più dure per le due attività, dal momento che con il ritiro della licenza di fatto non possono lavorare neanche per i privati. Ora c’è da capire e valutare se, al di là dei già importantissimi provvedimenti amministrativi presi, possano evidenziarsi anche dei profili di tipo penale.
LA DIA 
E se non fosse già evidente l’importanza dei provvedimenti presi, leggetevi questo passaggio. «Serio rischio di infiltrazione mafiosa». Il virgolettato è della Direzione investigativa antimafia, e proprio per questo pesa come un macigno. Rintracciabile all’interno dell’ultima relazione al Parlamento, quella cioè relativa al secondo semestre 2022. Parole che riguardano esattamente le due interdittive antimafia adottate dal prefetto Gradone, e che evidentemente rappresentano provvedimenti che hanno posto un freno a due reali e concrete possibilità che i soldi sporchi della criminalità inquinassero l’economia perugina. 

Due attività «di natura preventiva - si legge ancora nella Relazione - volte a scongiurare il tentativo di eventuali infiltrazioni mafiose nel territorio, si rappresenta che il Prefetto di Perugia ha emesso 2 provvedimenti interdittivi a carico di altrettante società ritenute a serio rischio di infiltrazione mafiosa». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero